«Facciamo il punto sugli scritti del Nuovo Testamento che sono stati già menzionati: i primi sono i santi quadruplici vangeli, seguiti dagli
Atti degli Apostoli. Dopo di che vanno riconosciute le
epistole di Paolo; segue nell'ordine la rimanente
Epistola di Giovanni e similmente bisogna mantenere l'
Epistola di Pietro. Dopo di loro poniamo, se sembra appropriato, l'
Apocalisse di Giovanni, su cui riporteremo le diverse opinioni a tempo debito. Questi perciò appartengono agli scritti accettati. Fra i testi oggetto di controversia (
antilegomena), che tuttavia sono riconosciuti da molti, si trovano le cosiddette
epistole di Giacomo e di
Giuda, e anche la
Seconda di Pietro, e quelle chiamate
Seconda e
Terza di Giovanni, sia che appartengano effettivamente all'evangelista o a un'altra persona con lo stesso nome. Fra gli scritti apocrifi vanno contati gli
Atti di Paolo e il cosiddetto
Pastore, e l'
Apocalisse di Pietro e, in aggiunta a questi, la restante
epistola di Barnaba e la cosiddetta
Didaché degli Apostoli e, come ho detto prima, l'Apocalisse di Giovanni, se sembra appropriato, che alcuni respingono, ma che altri classificano fra i testi accettati. E fra questi alcuni inseriscono il
Vangelo degli Ebrei, che è apprezzato specialmente dagli ebrei che hanno accettato Cristo. Tutti questi possono essere considerati
antilegomena, cioè controversi. Ci sentiamo in dovere di dare il catalogo anche di quei libri che si distinguono da quelle opere che, per tradizione ecclesiastica, sono visti come veri e genuini e comunemente accettati, oppure, pur non canonici ma disputati, sono tuttavia noti alla maggior parte degli scrittori ecclesiastici. Ci sentiamo in obbligo di dare questo catalogo cosicché saremo in grado di riconoscere sia questi libri che quelli che sono citati dagli eretici con il nome di apostoli, fra cui, ad esempio, i libri come il
vangelo di Pietro, di
Tommaso, di
Mattia e di altri simili, e gli
Atti di Andrea, di Giovanni e di altri apostoli. Nessuno, fra coloro che appartengono alla successione di scrittori ecclesiastici, li ha ritenuti degni di menzionarli nei propri scritti. Inoltre, il carattere dello stile diverge dall'uso apostolico e sia i pensieri che gli scopi delle cose contenute in essi sono completamente in disaccordo con la vera ortodossia che mostrano chiaramente le loro elucubrazioni eretiche. Pertanto essi non sono posti fra gli scritti apocrifi, ma sono ritenuti totalmente assurdi ed empi.»