Quello di campi di rieducazione (in uiguro قايتا تەربىيەلەش لاگېرلىرى, Qayta terbiyelesh lagérliri; in cinese: 再教育营S, zàijiàoyùyíngP), ufficialmente Centri di istruzione e formazione professionale è il titolo assegnato ai campi di internamento gestiti dal governo della Regione autonoma uigura dello Xinjiang nella Repubblica Popolare Cinese a partire dal 2014. L'attività di questi campi ha registrato un'intensificazione senza precedenti quando un segretario del partito dalla linea dura, Chen Quanguo, ha assunto il comando della regione nell'agosto 2016. Secondo quanto riportato questi centri sarebbero gestiti e operati segretamente e al di fuori del sistema legale; infatti, molti uiguri vi sono stati rinchiusi senza alcun processo o capo d'accusa. Le autorità locali terrebbero rinchiusi in questi campi centinaia di migliaia di uiguri e musulmani appartenenti ad altre minoranze etniche, sostenendo che queste detenzioni hanno lo scopo di contrastare l'estremismo e il terrorismo. Si stima che le autorità cinesi abbiano detenuto in questi campi d'internamento disseminati nella regione dalle centinaia di migliaia ai milioni di uiguri, kazaki, kirghisi, hui e altre etnie turche musulmane e cristiane nonché alcuni cittadini stranieri con cittadinanza per lo più kazaka. Le Nazioni Unite e diverse relazioni mediatiche internazionali sostengono che in tutto lo Xinjiang da 1 a 3 milioni di persone siano al momento trattenute in questi campi di "rieducazione". Secondo un libro bianco del governo cinese, vi sono stati 1,29 milioni di internati all'anno dal 2014 al 2019. Ci sono stati confronti tra i campi dello Xinjiang e quanto accaduto durante la rivoluzione culturale cinese. Nel 2019, gli ambasciatori delle Nazioni Unite di 22 nazioni, tra cui Australia, Canada, Francia, Germania, Giappone e Regno Unito hanno firmato una lettera di condanna della detenzione di massa da parte della Cina degli uiguri e di altri gruppi minoritari, esortando il governo cinese di chiudere i campi. Al contrario, una dichiarazione congiunta sarebbe stata firmata da 37 Stati che hanno espresso l'approvazione del "programma antiterrorismo" cinese nello Xinjiang, tra cui Algeria, Repubblica Democratica del Congo, Russia, Arabia Saudita, Siria, Pakistan, Corea del Nord, Egitto, Nigeria, Filippine e il Sudan, ma la lettera non è stata mostrata al pubblico. La lettera a sostegno della Cina ha elogiato ciò che ha definito i notevoli risultati raggiunti dalla Cina nel campo dei diritti umani.
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