Accento (fonologia)

In linguistica, l'accento di parola è un tratto prosodico (soprasegmentale), che permette – nella realizzazione fonetica di una parola – la messa in rilievo di una delle sillabe che la compongono. La messa in rilievo può essere realizzata attraverso il rafforzamento dell'intensità ("accento dinamico o espiratorio") o con un aumento dell'altezza della voce ("accento musicale").

Nel greco classico e nel latino classico si ha un accento avvertito come musicale, invece nel neogreco e nell'italiano esistono accenti percepiti come chiaramente intensivi.

«Il ritmo del latino parlato in età classica si fondava sull'alternanza tra vocali lunghe e brevi, e con ogni probabilità quello fra i caratteri dell'accento che aveva valore distintivo era l'altezza musicale». Ambedue queste particolarità rientrano tra i mutamenti prodotti nel latino parlato in Italia durante il primo mezzo millennio della nostra era. «(...) si perde la distinzione fondata sulla quantità, e l'accento diviene prevalentemente intensivo».[1]

Un'altra forma di messa in rilievo è l'allungamento della sillaba, cioè un aumento della quantità fonologica.[2]

L'accento nella maggior parte dei casi può poggiare solo su vocali e sonanti (dunque, non sulle consonanti in senso stretto).[2]

  1. ^ Bruno Migliorini, Storia della lingua italiana, Sansoni, Firenze 1966 (Prima edizione 1961), p.15.
  2. ^ a b Simone, Fondamenti di linguistica, cit., pp. 124-125.

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