Al-Muhtadi

Al-Muhtadi
Dirham di al-Muhtadi coniato a Wasit nell'869
Califfo abbaside
Amir al-Mu'minin
In carica21/22 luglio 869 –
21 giugno 870
PredecessoreAl-Mu'tazz
SuccessoreAl-Mu'tamid
Nome completoAbu Ishaq Muhammad ibn Harun al-Wathiq Al-Muhtadi bi-'llāh
NascitaSamarra, 833 circa
MorteSamarra, 21 giugno 870
SepolturaSamarra
DinastiaAbbasidi
PadreAl-Wathiq
MadreQurb
ConsorteFatimah Khatun bint al-Fath ibn Khaqan
FigliIshaq
Abu Bakr
ReligioneSunnismo

Al-Muhtadī bi-llāh (in arabo ﺍﻟﻤﻬﺘﺪﻱ ﺑالله?; Samarra, 833 circa – Samarra, 21 giugno 870) è stato un califfo abbaside dall'869 all'870 a Samarra, durante la cosiddetta "Anarchia di Samarra".

Dopo la morte di al-Mu'tazz, i Turchi scelsero come suo successore il cugino Abū ʿAbd Allāh Muḥammad ibn Hārūn al-Wāthiq, che assunse il laqab di al-Muhtadī bi-llāh (Il ben condotto da Dio). Era figlio del Califfo al-Wathiq e di una schiava bizantina e mostrò subito di possedere doti di fermezza e di buone capacità. Ma queste non erano propriamente virtù agli occhi dei suoi militari, che preferivano Califfi proni alle loro inesauste richieste di benefici.

Sotto di lui, la corte califfale conobbe profonde modifiche. Cantori e musici di ambo i sessi furono allontanati, nel rispetto di una visione angusta propugnata dai dottori della Sharīʿa e dall'opinione pubblica più moralistica. La giustizia venne amministrata pubblicamente (e personalmente dallo stesso Califfo), a dimostrazione dell'autorità della legge e come segno inequivocabile di dirittura materiale e morale dei giudici. Il vino e i giochi (praticati abbondantemente ma giudicati contrari alla morale islamica, proibiti. I cani (considerati animali impuri) furono tendenzialmente eliminati e furono uccisi i leoni ospitati nel Palazzo califfale del Jawsaq al-Khāqānī.

Il nuovo califfo prese infatti a modello ʿOmar II, il Califfo omayyade apprezzato per la sua pietas anche dai suoi nemici abbasidi, malgrado non fosse propriamente un esempio di avvedutezza sotto il profilo finanziario.[1]

  1. ^ La brusca abolizione, da lui infatti imposta, delle illegittime tassazioni che gravavano da tempo, in modo assolutamente pretestuoso. sulle masse di neo-convertiti (mawālī) rispondeva infatti al principio universalistico dell'Islam ma comportò gravissimi problemi per le casse erariali (Bayt al-māl). Bisogna però riconoscere che la sua decisione, per quanto improvvida finanziariamente, avrebbe certamente evitato negli anni successivi alla dinastia omayyade di essere abbattuta dal malcontento dei mawālī persiani.

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