Analisi biografica a orientamento filosofico

L’analisi biografica a orientamento filosofico (acronimo: abof) è una relazione di cura in senso filosofico.[1]

L'abof rivisita profondamente i campi della filosofia e delle psicologie del profondo creando una nuova area di studio e di pratiche che attiene alla ricerca di senso per gli individui e per i gruppi che vivono il desiderio di esplorare il loro malessere anche al di fuori del perimetro della clinica. Si riscopre in questo senso il versante esistenziale della cura che fu la cifra originaria della filosofia intesa come modo di vivere.

Umberto Galimberti l’ha inserita nel Nuovo dizionario di Psicologia, Psichiatria, Psicoanalisi e Neuroscienze, alla voce biografico (metodo)[2] poiché è nella singola vicenda biografica di ciascun individuo, che si scopre espressione condizionata del mondo, che è possibile scorgere e provare

«a ricucire le scissure che nascono dall’esperienza familiare e personale, ma che trovano le loro precondizioni nelle separazioni e contrapposizioni della nostra cultura.» [3]

L’abof, ideata dal filosofo e psicoanalista Romano Màdera, propone di superare queste spaccature a favore di uno sguardo d’insieme che, nel solco della tradizione filosofica di diversi indirizzi, sappia

«“vedere secondo il tutto” (katholou greco), cioè cogliere ogni cosa nei suoi raccordi con ogni altra, comprendendola in un gioco di interdipendenza e mutua determinazione.»[4]

Se non si vuole ridurre la complessità del reale alla sfera dell’io occorre riconoscere come ogni singola biografia sia intessuta da un vasto ordito di relazioni (materiali, storiche, simboliche, culturali, sociali) che la innervano e alle quali contribuisce a sua volta a dare forma. Il tragitto esistenziale è tracciato a partire dall’intreccio di costanti antropiche e variazioni storico-culturali che il mondo mette a disposizione di ogni vita. In tal senso l’abof non pensa il soggetto come un punto di partenza – quindi come una sostanza determinata e uguale a sé stessa che sia formata sin dalla nascita – bensì come risultato in divenire di istanze molteplici e convergenti, luogo di condensazione che, singolarizzando il comune della specie e della cultura di appartenenza, è consegnato all’avventura di un processo aperto di riconoscimento reciproco e autoriconoscimento, che non può escludere di principio conflitti e crisi periodiche di adattamento al vivere associato.

Lo specifico filosofico di tale proposta, tuttavia, non si riduce a questa capacità di sguardo d’insieme. Si incardina nella ricerca di un senso che sappia orientare l’esistenza, reggere di fronte alle prove della vita in momenti difficili e facilitarne la piena fioritura in un’ottica “individuativa”.

La comprensione delle coordinate dell’abof sarebbe incompleta senza un esame dei quattro punti cardinali che fanno di questa pratica dialogica di consapevolezza una declinazione specifica del metodo biografico: 1) il binomio “espressione e riconoscimento”, per cui il soggetto matura solo se libero di esprimersi in uno spazio relazionale accogliente e rispettoso, che fornisca il riconoscimento necessario per consolidare un sano senso di sé ; 2) l’integrazione progressiva dei nostri “doppi impresentabili” (aspetti temuti, poco contattati e non accettati di sé) con graduale abbandono delle quotidiane “maschere di carattere” indossate per conformarsi alle aspettative sociali dominanti; 3) la “simbologica” come convivenza creativa tra pensiero indirizzato, logico e discorsivo, da un lato, e pensiero fantasticante, immaginativo e simbolico, dall’altro. Invece di contrapporre queste dimensioni dell’umano, la simbologica ricuce la scissione e nella differenza apprezza il contributo di entrambe le forme di pensiero per una ricerca integrata di senso; 4) l’esercizio delle trascendenze antiche e nuove, finalizzato al superamento della centratura autocompulsiva e dell’egoismo, con relativa ricollocazione del senso di sé all’interno di una percezione più vasta delle relazioni tra i viventi e dei legami che li connettono affidandoli a una comunanza di destino ormai planetaria.[5]

Rispetto al tema della sofferenza esistenziale, l’abof considera i momenti critici della vita come passaggi ineludibili, cogliendo nel concetto di “crisi di presenza” coniato da Ernesto de Martino uno spunto prezioso per descrivere il rischio, comune a tutti gli umani, di perdere orientamento quando le condizioni del divenire storico-sociale minacciano l’equilibrio delle persone. L’abof, assumendo una prospettiva sul disagio che è anche antropologica e filosofica, si rivolge soprattutto a chi vuole proteggere e potenziare la propria presenza fronteggiando le difficoltà della vita che impongono un ripensamento della propria posizione etica ed esistenziale. Le dinamiche che concorrono a generare tali difficoltà sono sistemiche e irriducibili alla sola sfera psicologica: mettono piuttosto in gioco l’interezza del soggetto e la sua capacità di reperire un senso vitale nel flusso molteplice dell’esperienza.

  1. ^ Si pensi alla distinzione operata da Martin Heidegger tra Sorge e Kur, ossia tra l’aver cura e il curare, ben resa anche dalla distinzione inglese tra to care e to cure. Per comprendere come la cura, non solo dell’anima ma dell’esistenza tutta, sia centrale per l’intera storia della filosofia e come, da Socrate a Foucault, svolga una funzione trasformativa, dunque "terapeutica" nel senso originario del termine, si vedano tra gli altri M. Montanari, La filosofia come cura, Mursia, Milano 2012 e L. Mortari, Filosofia della cura, Raffaello Cortina, Milano 2015. L’abof si propone a coloro che, in passaggi chiave della loro esistenza, rischiano di smarrire un senso che li orienti nella vita; tutto questo, ancora una volta, sulla scia degli insegnamenti di Socrate, Diogene, Epicuro, Epitteto e di altri filosofi che rintracciano, nell’adesione scontata e non meditata allo spirito del proprio tempo, l’origine di un’inconsapevolezza patologica comune a molti.
  2. ^ U. Galimberti, Nuovo dizionario di Psicologia, Psichiatria, Psicoanalisi e Neuroscienze, Feltrinelli, Milano 2018, p. 188. In Italia, ormai da anni, la Rivista di Psicologia Analitica ospita articoli e saggi di analisti biografici a orientamento filosofico, dando spazio a una proposta nel campo della ricerca e della cura del senso che, insieme agli intrecci, eccede il perimetro delle psicologie del profondo.
  3. ^ R. Màdera, La carta del senso. Psicologia del profondo e vita filosofica, Raffaello Cortina, Milano 2012, p. XXVIII. Romano Màdera è il principale ideatore di questo indirizzo nella relazione tra filosofia e cura del profondo, concepito assieme a Luigi Vero Tarca.
  4. ^ C. Baracchi, “Il fantasma dell’anima e alcune sue storie”, in C. Mirabelli e A. Prandin (a cura di), Philo. Una nuova formazione alla cura, Ipoc, Milano 2015, p. 112.
  5. ^ Per queste quattro modalità di azione e riflessione appena ricordate cfr. R. Màdera, La carta del senso. Psicologia del profondo e vita filosofica, Raffaello Cortina, Milano 2012 e R. Màdera, Il metodo biografico come formazione, cura, filosofia, Raffaello Cortina, Milano 2022

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