Bad company

Con bad company (traducibile in "impresa cattiva") si indica di norma una società che non ha più liquidità per poter sopravvivere sul mercato e che viene utilizzata per poterle far assorbire le attività "sofferenti" e, contemporaneamente, far confluire le attività proficue nella società parallela detta good company ("impresa buona").[1]

Questa strategia viene solitamente utilizzata da società che nel passato hanno accumulato debiti (i cosiddetti “rami secchi”) e quindi possono fondersi (unione o incorporazione) con altre società e trasferirne i diritti e gli obblighi, come ad esempio quello relativo alle perdite fiscali avute prima della fusione. Tale strategia è lecita se ispirata da motivazioni giuste, mentre è negata in altri stati se motivata dall'elusione dell'onere tributario.[1]

  1. ^ a b bad company, su treccani.it, Dizionario di Economia e Finanza (2012). URL consultato il 13 ottobre 2018 (archiviato il 13 ottobre 2018).

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