Bashar al-Assad

Baššār Ḥāfiẓ al-Assad
بشار حافظ الأسد
Bashar al-Assad nel 2022

Presidente della Siria
In carica
Inizio mandato17 luglio 2000
Vice presidenteʿAbd al-Ḥalīm Khaddām
Zuhayr Masharqa
Faruq al-Shara'
Najah al-Attar
Capo del governoMuhammad Mustafa Mero
Muhammad Naji al-Otari
Adel Safar
Riyad Farid Hijab
Omar Ibrahim Ghalawanji
Wael Nader al-Halqi
Imad Khamis
Hussein Arnous
PredecessoreʿAbd al-Ḥalīm Khaddām (ad interim)

Segretario generale del Comando centrale del Partito Ba'th (fazione siriana)
In carica
Inizio mandatoottobre 2018
Predecessorecarica istituita

Segretario generale del Comando Nazionale del Partito Ba'th (fazione siriana)
In carica
Inizio mandato18 maggio 2017
PredecessoreAbdullah al-Ahmar

Segretario regionale del Comando regionale del Partito Ba'th (fazione siriana)
Durata mandato24 giugno 2000 –
ottobre 2018
PredecessoreHafiz al-Assad
Successorecarica abolita

Dati generali
Partito politicoPartito Ba'th
UniversitàUniversità di Damasco
Professionepolitico, militare, medico
FirmaFirma di Baššār Ḥāfiẓ al-Assad بشار حافظ الأسد
Baššār Ḥāfiẓ al-Assad
NascitaDamasco, 11 settembre 1965
Dati militari
Paese servitoBandiera della Siria Siria
Forza armata Forze armate arabe siriane
UnitàGuardia repubblicana siriana
(prima del 2000)
Anni di servizio1988 - in servizio
GradoMushīr
GuerreGuerra civile siriana
Comandante diForze armate arabe siriane
DecorazioniGran Maestro dell'Ordine degli Omayyadi
Altre carichepolitico
"fonti nel corpo del testo"
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Bashar[N 1] Hafiz al-Assad (in arabo بشار حافظ الأسد?, Baššār Ḥāfiẓ al-Assad; pron. levantina: [baʃˈʃaːɾ ˈħaːfɪzˁ alˈʔassad] · [N 2]; Damasco, 11 settembre 1965) è un politico e militare siriano, attuale presidente della Siria e Mushīr delle forze armate siriane.

Personaggio internazionale noto e controverso, è stato designato come successore dal padre Hafiz al-Assad ed ha governato la nazione dal 17 luglio 2000. Numerosi analisti sostengono che il governo della famiglia al-Assad sulla Siria sia un regime dittatoriale.[1][2][3][4][5][6] Nelle elezioni presidenziali in Siria del 2000 e del 2007, in cui era l'unico candidato, ha ricevuto rispettivamente il 97,29% e il 97,6% dei voti totali.[7][8][9] Nonostante agli inizi della sua presidenza fosse inquadrato a livello internazionale come un potenziale riformatore avendo dichiarato pubblicamente di voler ottenere una normalizzazione delle relazioni tra Siria e Israele, nel 2011 gli Stati Uniti, l'Unione europea e la maggioranza della Lega araba hanno chiesto le dimissioni di Assad dopo che nella nazione avvennero violente repressioni contro i manifestanti della Primavera araba. In seguito alla fornitura di armamenti alle formazioni ostili al governo da parte di numerose nazioni straniere, le manifestazioni pacifiche furono progressivamente sostituite da scontri armati su larga scala e le violenze aumentarono esponenzialmente fino a diventare una sanguinosissima guerra civile nell'anno successivo.[10][11]

In ambito ONU sulla figura di Bashar al-Assad si è verificata una profonda spaccatura tra i due blocchi dei membri permanenti del Consiglio di sicurezza costituiti da Stati Uniti d'America, Francia e Regno Unito che durante la guerra hanno espresso sostegno agli insorti[12] e da Russia e Cina che invece sostengono il governo siriano sia in ambito diplomatico sia in quello militare.[13][14] Assad è stato riconfermato presidente nel 2014 ottenendo l'88,7% dei voti[15][16][17][18][19] e nel 2021 ottenendo il 95,1% dei voti;[20][21] le elezioni sono state boicottate dall'opposizione[22], si sono svolte in assenza di osservatori indipendenti e non sono considerate libere e legittime dalla comunità internazionale.[23][24]


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  1. ^ (EN) Milan Svolik, The Politics of Authoritarian Rule, su cambridge.org, Cambridge University Press. URL consultato il 10 aprile 2021.
  2. ^ (EN) Jessica Weeks, Dictators at War and Peace, Cornell University Press, 2014, p. 18.
  3. ^ (EN) Lisa Wedeen, Authoritarian Apprehensions, University of Chicago Press, 2018. URL consultato il 10 aprile 2021.
  4. ^ (EN) Raymond Hinnebusch, Syria: from 'authoritarian upgrading' to revolution?, in International Affairs, vol. 88, n. 1, 2012, pp. 95-113, DOI:10.1111/j.1468-2346.2012.01059.x. URL consultato il 10 aprile 2021.
  5. ^ (EN) Susanne Michalik, Measuring Authoritarian Regimes with Multiparty Elections, Springer Fachmedien Wiesbaden, 2015, pp. 33-45, DOI:10.1007/978-3-658-09511-6_3, ISBN 978-3-658-09511-6. URL consultato il 10 aprile 2021.
  6. ^ (EN) Barbara Geddes, Joseph Wright, Erica Frantz, How Dictatorships Work, Cambridge University Press, 2018, p. 233, DOI:10.1017/9781316336182, ISBN 978-1-316-33618-2. URL consultato il 10 aprile 2021.
  7. ^ (EN) Syrians Vote For Assad in Uncontested Referendum, su The Washington Post, 28 maggio 2007. URL consultato il 10 aprile 2021.
  8. ^ (EN) Syria's opposition boycotts vote on Assad, su Reuters, 18 maggio 2007. URL consultato il 10 aprile 2021.
  9. ^ (EN) Democracy Damascus style: Assad the only choice in referendum, su The Guardian, 28 maggio 2007. URL consultato il 10 aprile 2021.
  10. ^ (EN) Bashar Assad Resignation Called For By Syria Sit-In Activists, su HuffPost, 18 aprile 2011. URL consultato il 10 aprile 2021 (archiviato dall'url originale il 12 maggio 2011).
  11. ^ (EN) Arab League to offer 'safe exit' if Assad resigns, su CNN, 23 luglio 2012. URL consultato il 10 aprile 2021.
  12. ^ Redazione, Siria, la Cia entro un mese fornirà armi ai ribelli, in Il Corriere, 26 giugno 2013. URL consultato il 5 febbraio 2016.
  13. ^ Altitude, su meridianionline.org (archiviato dall'url originale il 16 dicembre 2013).
  14. ^ Siria: Assad ringrazia Cina, Russia e Iran per il sostegno nell'annientare le forze di opposizione sia democratiche che estremiste e poter così continuare la sua dittatura., Adnkronos Esteri. URL consultato il 12 novembre 2014 (archiviato dall'url originale il 16 dicembre 2013).
  15. ^ (EN) Nicholas Cheeseman, How to Rig an Election, Yale University Press, 2019, pp. 140-141, ISBN 978-0-300-24665-0, OCLC 1089560229.
  16. ^ Mark P. Jones, Presidential and Legislative Elections, The Oxford Handbook of Electoral Systems, 2018, DOI:10.1093/oxfordhb/9780190258658.001.0001, ISBN 978-0-190-25865-8. URL consultato il 10 aprile 2021.
  17. ^ (EN) Pippa Norris, Ferran Martinez i Coma, Max Grömping, The Year in Elections, 2014, su Election Integrity Project, 2015. URL consultato il 10 aprile 2021 (archiviato dall'url originale il 15 aprile 2021).
  18. ^ (EN) Syrians in Lebanon battle crowds to vote for Bashar al-Assad, su The Guardian, 28 maggio 2014. URL consultato il 10 aprile 2021.
  19. ^ (EN) Bashar al-Assad sworn in for a third term as Syrian president, su The Daily Telegraph, 16 luglio 2014. URL consultato il 10 aprile 2021.
  20. ^ (EN) Syrian President Bashar al-Assad wins election claiming 95.1 per cent of votes - ABC News, su ABC (Australian Broadcasting Corporation), 28 maggio 2021. URL consultato il 28 maggio 2021.
    «Syrian President Bashar al-Assad has won a fourth term in office with 95.1 per cent of the votes in an election critics have said was marked by fraud.»
  21. ^ (EN) Syria's Assad wins 4th term with 95% of vote, in election the West calls fraudulent, su Reuters, 27 maggio 2021. URL consultato il 28 maggio 2021.
  22. ^ Redazione Agenzia Nova, L'opposizione siriana invita al boicottaggio delle elezioni presidenziali del 26 maggio, su Agenzia Nova, 19 aprile 2021. URL consultato il 15 marzo 2023.
  23. ^ Youssef Hassan Holgado, Siria, al via le elezioni: appare scontata la vittoria per Assad, su www.editorialedomani.it. URL consultato il 15 marzo 2023.
  24. ^ Si vota nel paese di Bashar al Assad, su Il Post, 26 maggio 2021. URL consultato il 15 marzo 2023.

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