Battaglia di Lissa

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Battaglia di Lissa
parte della terza guerra d'indipendenza italiana
La Re d'Italia affonda dopo essere stata speronata dalla Erzherzog Ferdinand Max, nave ammiraglia di Tegetthoff
Data20 luglio 1866
LuogoMar Adriatico, nei pressi dell'isola di Lissa, oggi Croazia
EsitoVittoria austriaca
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
12 navi corazzate (tra fregate, corvette e cannoniere)
10 pirofregate in legno
4 cannoniere in legno
(circa 68 000 tonnellate)
7 navi corazzate (fregate e corvette)
1 vascello a vapore in legno
5 pirofregate in legno
1 pirocorvetta in legno
12 cannoniere in legno
(circa 50 000 tonnellate)
Perdite
2 navi corazzate affondate
620 morti, 40 feriti[1]
1 nave corazzata gravemente danneggiata, 38 morti, 138 feriti[1][2]
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La battaglia di Lissa fu uno scontro navale nell'ambito della terza guerra d'indipendenza italiana e si svolse il 20 luglio 1866 sul mar Adriatico nelle vicinanze dell'isola omonima, tra la Kriegsmarine, la Marina da Guerra dell'Impero austriaco e la Regia Marina del Regno d'Italia. Fu la prima grande battaglia navale tra navi a vapore corazzate e l'ultima nella quale furono eseguite deliberate manovre di speronamento.

La battaglia rientrò nella guerra austro-prussiana, in quanto l'Italia all'epoca era alleata della Prussia a sua volta in guerra contro l'Impero austriaco. L'obiettivo principale italiano era quello di conquistare il Veneto sottraendolo all'Austria e scalzare l'egemonia navale austriaca nell'Adriatico.

Le flotte erano composte da navi di legno a vela e vapore e navi corazzate anch'esse a vele e vapore. La flotta italiana, costituita da 12 corazzate e 17 vascelli lignei, superava la flotta austriaca, composta da 7 navi corazzate e 11 in legno. Una sola nave, l'italiana Affondatore, aveva i cannoni montati in torri corazzate invece che lungo le fiancate (in bordata). Entrambe le marine mostravano un'impreparazione più o meno marcata sul piano tecnico, ma in quella italiana, oltre alle deficienze tecniche, vi erano gravissimi problemi di coesione tra i comandanti e uno scarso addestramento degli equipaggi.

  1. ^ a b Stevens, Westcott, pp. 261-262.
  2. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore giornale

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