Biologia nella narrativa

Boris Karloff nel film Frankenstein (1931) di James Whale, basato sul romanzo di Mary Shelley del 1818. Il mostro è stato creato da un esperimento di biologia non ortodosso.

La biologia è un tema della narrativa particolarmente presente nell'ambito della fantascienza. La narrativa impiega sia aspetti reali della scienza come temi o dispositivi di trama, sia estensioni e applicazioni pseudoscientifiche come l'invenzione di organismi immaginari.

Tramite la biologia speculativa, autori con sufficiente abilità sono in grado di creare ciò che la critica letteraria Helen N. Parker chiama "parabole biologiche" che descrivono la condizione umana da un punto di vista alieno. D'altra parte, animali e piante alieni immaginari, in particolare umanoidi, sono stati spesso creati per semplice divertimento. Sam Levin e altri zoologi sostengono che, anche su altri pianeti, la selezione naturale potrebbe generare organismi alieni in qualche modo simili agli umani.

La fantascienza può sottendere un messaggio ottimista o pessimista: Parker afferma che, nella narrativa biologica, il pessimismo è di gran lunga la prospettiva dominante. Le prime opere di fantascienza - come i romanzi di HG Wells - esploravano le nefaste conseguenze dell'evoluzione darwiniana, della spietata concorrenza e del lato oscuro della natura umana. Il mondo nuovo (1932) di Aldous Huxley presenta un'altrettanto cupa analisi dell'ingegneria genetica.

La biologia immaginaria ha inoltre permesso ai maestri della fantascienza - tra i quali Stanley Weinbaum, Isaac Asimov, John Brunner e Ursula Le Guin - di creare "parabole biologiche", o verosimili rappresentazioni di mondi alieni in grado di descrivere, per analogia, la Terra e l'umanità.


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