Blocco della Striscia di Gaza

Area del blocco nella striscia di Gaza

Il blocco della striscia di Gaza si riferisce al blocco terrestre, aereo e marittimo, dell'entrata nell'area della striscia di Gaza governata da Hamas, imposto da Israele ed Egitto a partire dal giugno 2007[1][2][3][4]. In seguito alla vittoria di Hamas nelle elezioni legislative palestinesi del 2006, Hamas e Fatah formarono un governo palestinese di unità nazionale guidato da Ismail Haniyeh. Scattarono immediatamente sanzioni economiche contro l'Autorità nazionale palestinese, a seguito dell'entrata nel governo di Hamas, da parte di Israele e del quartetto per il Medio Oriente: Stati Uniti, Unione Europea, Russia e Nazioni Unite. Nel 2007, Hamas ha preso il controllo della striscia di Gaza nel corso della battaglia di Gaza[5], costituendo le istituzioni di governo e sostituendo i funzionari di Fatah.

La striscia di Gaza confina con Israele, Egitto, ed il Mar Mediterraneo. Egitto ed Israele hanno chiuso in gran parte le loro frontiere con muri di cemento e filo spinato. Israele esercita il controllo sul genere delle merci che entrano nella striscia.[6] Il volume delle merci che Israele lascia entrare a Gaza è un quarto del flusso precedente al blocco.[7] La marina israeliana mantiene un blocco marittimo a tre miglia nautiche dalla costa. L'Egitto, prima dei rivolgimenti democratici del febbraio-marzo 2011, stava costruendo una barriera d'acciaio sotterranea per evitare la violazione del blocco con i tunnel.

Israele sostiene il blocco per limitare il lancio di razzi palestinesi dalla striscia di Gaza sulle sue città e per evitare che Hamas ottenga altre armi. L'Egitto non apre completamente il valico di Rafah in quanto, aprendo completamente il confine egiziano, riconoscerebbe il controllo di Hamas su Gaza, la divisione tra Gaza e la Cisgiordania e disconoscerebbe la legittimità dell'Autorità Nazionale Palestinese (ANP).[8]

Il blocco è stato criticato dal segretario generale dell'ONU Ban Ki-moon, dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite[9][10] e da altre organizzazioni dei diritti umani. Esso è contrario alla risoluzione 1860 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite approvata l'8 gennaio 2009[11]. La violazione di tale risoluzione è invece ufficialmente supportata dagli Stati Uniti.[12] Dopo le pressioni internazionali a causa dell'incidente della Freedom Flotilla, l'8 giugno 2010, Egitto e Israele hanno attenuato le restrizioni del blocco.


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