Campagna italiana di Russia

Campagna italiana di Russia
parte del fronte orientale della seconda guerra mondiale
Soldati italiani durante i combattimenti per Stalino
Dataagosto 1941 - 20 gennaio 1943[N 1]
LuogoRegioni dei fiumi Dnestr, Bug meridionale, Dnepr, Donec e Don
EsitoDisfatta italiana
Schieramenti
Comandanti
CSIR:
Giovanni Messe
8ª Armata:
Italo Gariboldi
Piccolo Saturno:
Nikolaj Fëdorovič Vatutin ("Fronte Sud-Occidentale")
Ostrogožsk-Rossoš':
Filipp Ivanovič Golikov ("Fronte di Voronež")
Effettivi
CSIR:
Circa 65 000 uomini
8ª Armata:
Circa 230 000 uomini
Piccolo Saturno:
425 000 uomini, 1 170 carri armati, circa 590 aerei[1]
Perdite
CSIR:
1 792 morti e dispersi
7 858 feriti e congelati
8ª Armata:
75 000 morti e dispersi
32 000 feriti e congelati
Non sono disponibili dati specifici circa le perdite subite dall'Armata Rossa a opera delle sole forze italiane
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La campagna italiana di Russia rappresentò la partecipazione militare del Regno d'Italia all'operazione Barbarossa, lanciata dalla Germania nazista contro l'Unione Sovietica nel 1941. L'impegno a prendere parte all'iniziativa tedesca fu deciso dallo stesso Benito Mussolini alcuni mesi prima dell'inizio dell'operazione, quando venne a conoscenza delle intenzioni di Adolf Hitler, ma fu confermato solo nella mattinata del 22 giugno 1941, non appena il comando italiano fu informato che le armate tedesche avevano dato inizio all'invasione.

Costituito da tre divisioni, il Corpo di spedizione italiano in Russia (CSIR), raggiunse il fronte orientale a metà luglio 1941. Inizialmente inquadrato nell'11ª Armata tedesca e poi nel Panzergruppe 1, il CSIR partecipò all'aggressione militare fino all'aprile 1942, quando le esigenze del fronte richiesero l'invio di altri due corpi d'armata italiani che assieme al CSIR furono riuniti nell'8ª Armata o Armata Italiana in Russia (ARMIR). Schierata a sud, nel settore del fiume Don, l'8ª Armata assieme alla 2ª Armata ungherese e alla 3ª Armata rumena avrebbe dovuto coprire il fianco sinistro delle forze tedesche che in quel momento stavano avanzando verso Stalingrado.

Il capovolgimento di fronte invertí il corso dell’offensiva; dopo l'accerchiamento delle forze tedesche a Stalingrado, la successiva offensiva sovietica iniziata il 16 dicembre 1942 travolse il II e il XXXV Corpo d'armata italiano ex-CSIR (che facevano parte dello schieramento meridionale dell'8ª Armata) e altre sei divisioni italiane, unite a forze tedesche e rumene che furono costrette a una precipitosa ritirata, anticipando la disfatta che coinvolse il Corpo d'armata alpino nel mese seguente. Il 15 gennaio 1943 una seconda grande offensiva sovietica a nord del Don travolse gli Alpini ancora schierati: mal equipaggiati e a corto di rifornimenti, intrapresero una ritirata lungo un impervio cammino nella steppa, incalzati dalle divisioni sovietiche e preda di grandi sofferenze. La rotta costò alle forze italiane decine di migliaia di perdite e si concluse il 31 gennaio, quando la 2ª Divisione alpina "Tridentina" raggiunse i primi avamposti tedeschi a Šebekino. Le operazioni di rimpatrio durarono dal 6 al 15 marzo e si conclusero il 24, ponendo fine alle operazioni militari italiane in Unione Sovietica[2].


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  1. ^ Scotoni, pp. 260-261.
  2. ^ Schlemmer, p. 289.

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