Catena baltica

La STEBUKLAS, la pietra che indica il punto in cui, secondo una convenzione, ebbe inizio la catena umana. La pietra si trova di fronte alla Cattedrale di Vilnius.

La Catena Baltica, Via Baltica[1] o, in lingua inglese, Baltic Way (in estone Balti kett, in lettone Baltijas ceļš, in lituano Baltijos kelias; in russo Балтийский путь?, Baltijskij put') fu quell'evento popolare di protesta, tenutosi il 23 agosto 1989 nelle allora Repubbliche Socialiste Sovietiche di Estonia, Lettonia e Lituania, quando approssimativamente due milioni di persone, tenendosi pacificamente per mano, formarono una catena umana lunga circa 675 km passando attraverso Tallinn, Riga e Vilnius, le capitali dei Paesi baltici.[2]

La manifestazione scaturì per via della ricorrenza della "Giornata del nastro nero" svoltasi nelle città occidentali negli anni '80 e nel momento esatto in cui ricorreva il 50º anniversario della firma del patto Molotov-Ribbentrop tra l'Unione Sovietica e la Germania nazista. In virtù del documento e dei suoi protocolli segreti, l'Europa orientale risultò divisa in sfere di influenza e ne seguì l'occupazione dei paesi baltici nel 1940. A organizzare l'evento si mossero in prima linea i movimenti indipendentisti baltici: Rahvarinne in Estonia, Tautas fronte in Lettonia e Sąjūdis in Lituania. La protesta avvenne allo scopo di attirare l'attenzione globale e rendere pubblica la volontà popolare di ripristinare l'indipendenza. Il giudizio della stampa straniera la descrisse in seguito come una mossa efficace accompagnata da scene inedite e visivamente sbalorditive.[3][4] L'evento offrì agli attivisti baltici l'opportunità di mettere in luce le controversie del dominio sovietico e focalizzare l'attenzione del mondo sulla tanto auspicata sovranità nazionale, stando alla tesi dei dimostranti, da ottenere anche per aspetti non strettamente legati alla politica. Le autorità sovietiche tentarono in più occasioni di sminuirne il valore e le motivazioni che avevano spinto i cittadini a protestare, ma non riuscirono a intraprendere alcun percorso che potesse riallacciare i rapporti, ormai irrimediabilmente compromessi, tra Paesi baltici e il resto dell'Unione Sovietica. Nel giro di sette mesi dalla protesta, la Lituania fu la prima delle repubbliche sovietiche a proclamare l'indipendenza.

Dopo le rivoluzioni del 1989, il 23 agosto è diventato un giorno della memoria ufficiale sia nei Paesi baltici che nell'Unione europea e in altre nazioni, noto come la Giornata del nastro nero o la Giornata Europea di Commemorazione delle vittime di tutti i regimi totalitari e autoritari.

  1. ^ (EN) Sharon L. Wolchik e Jane Leftwich Curry, Central and East European Politics: From Communism to Democracy, Rowman & Littlefield, 2008, p. 238, ISBN 978-07-42-54068-2.
  2. ^ Misiunas e Taagepera, p. 327.
  3. ^ (EN) Juris Dreifelds, Latvia in Transition, Cambridge University Press, 1996, pp. 34-35, ISBN 978-05-21-55537-1.
  4. ^ Anušauskas et al., p. 619.

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