Ciro II di Persia

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Ciro II di Persia
detto "il Grande"
Bassorilievo raffigurante Ciro II di Persia dalla sua residenza a Pasargadae
Gran Re di Persia
Re di Anšan
Stemma
Stemma
In carica559 a.C.530 a.C.
PredecessoreCambise I
SuccessoreCambise II
Re della Media
In carica550 a.C. –
530 a.C.
PredecessoreAstiage
SuccessoreCambise II
Re di Lidia
In carica546 a.C. –
530 a.C.
PredecessoreCreso
SuccessoreCambise II
Re di Babilonia
In carica539 a.C. –
530 a.C.
PredecessoreNabonide
SuccessoreCambise II
Nome completoCiro II detto il Grande
Altri titoliRe dei Re
Re dei quattro angoli del mondo
Re dell'universo
NascitaAnshan, 590 a.C.
MorteIassarte, 530 a.C.
DinastiaAchemenidi
PadreCambise I
MadreMandane
ConsorteCassandane

«Ho pensato talvolta quanti regimi democratici sono stati abbattuti da chi preferiva qualunque altro regime piuttosto che la democrazia; e ancora quante monarchie e oligarchie sono state distrutte dalle fazioni popolari, e che, di quanti hanno tentato di farsi tiranni, alcuni furono fatti fuori immediatamente, altri invece - indipendentemente dalla durata del loro governo - sono stati ammirati come saggi e felici […] Considerando tutto questo mi ero convinto che un dato uomo su qualunque animale può governare fuorché su altri uomini. Ma quando ho riflettuto che c'era stato Ciro […] fui costretto a ravvedermi.»

Ciro II di Persia, noto come Ciro il Grande (in persiano antico KUURUU SHA Kūruš, AFI: [ˈkuːruʃ]; Anshan, 590 a.C.Iassarte, 530 a.C.), è stato imperatore persiano e discendente di Ciro I di Persia, membro di quella stirpe dei Teispidi che da qualche tempo controllava la Perside.

Noto come il fondatore dell'impero persiano, Ciro succedette a suo padre Cambise I, liberò i Persiani dal dominio dei Medi e fu l'erede naturale delle grandi monarchie mediorientali. Non è però del tutto certa la sua discendenza da Achemene: Dario, secondo Winckler, imparentato con Ciro il Grande, durante il suo regno avrebbe comandato di falsificare tutte le iscrizioni di Pasargadae per sancire il suo legame con il capostipite della dinastia achemenide[1].

Ciro II unificò sotto il suo regno le varie tribù iraniche, quindi conquistò Babilonia nel 539 a.C. senza combattere, ma con un'abile politica di propaganda; approfittò della particolare strategia politica del sovrano babilonese Nabonedo che al culto del dio Marduk preferì quello del dio lunare Sin (cosa mal vista dal popolo). Ciro II pensò di proclamarsi figlio di Marduk, così fece cacciare dal popolo il sovrano mesopotamico e fu accolto come salvatore. Nel 538 a.C. emise anche un editto che consentiva agli Ebrei deportati a Babilonia non solo di fare ritorno in patria, ma di ricostruire il tempio di Gerusalemme.

Conquistò anche alcune regioni ai confini nordorientali della Persia, si assicurò il controllo della Siria e dell'area fenicio-palestinese estendendo i confini del suo regno, che mantenne integro attraverso una politica avveduta, fondata nel conferire libertà ai popoli sottomessi e nel rispetto delle loro usanze. Morì nel 530 a.C. combattendo contro i massageti guidati dalla regina Tomiri[2] e fu sepolto nella sua ormai celebre tomba a Pasargadae (non lontano da Persepoli); il suo successore fu il figlio Cambise II.

Ciro II è ricordato come grande comandante militare e sovrano illuminato, amante dell'arte e della cultura. È noto per avere attuato una politica libertaria e rispettato i costumi e le religioni delle terre conquistate. Creò un sistema di amministrazione centralizzato a Pasargadae, mentre i satrapi governavano le province dell'impero, il che funzionava in modo molto efficace e redditizio sia per i governanti che per i sudditi.

  1. ^ (EN) P. Calmeyer, Achaemenid Art and Architecture, in Encyclopædia Iranica, 1982.
  2. ^ Questa la morte di Ciro secondo Erodoto (Storie, Libro I, 205 segg.) e Pompeo Trogo (Historiae Philippicae nella riduzione di M. G. Giustino, 1. 8). Secondo Ctesia di Cnido, invece, la morte sarebbe stata la conseguenza di una ferita subita in battaglia contro i Derbici. Senofonte, infine (Ciropedia, Libro VII) offre una versione di fantasia, secondo la quale il grande re sarebbe saggiamente morto di vecchiaia nella sua reggia.

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