Codici purpurei

Codici purpurei
Pagina dal Codex Argenteus, VI secolo

Codici purpurei è il termine utilizzato in storia dell'arte per indicare i manoscritti miniati di lusso nei quali il testo è scritto in genere in oro e argento su pergamena tinta in porpora con una mistura di carminio e azzurro. Il primo esemplare attestato è una raccolta di panegirici dedicati a Costantino il Grande,[1] mentre il più noto è il Codex Rossanensis del VI secolo, anche noto come "Codice purpureo". Dal mondo bizantino, i codici purpurei, intesi anzitutto quale vestigia dell'Antichità e amplificatore dello status imperiale della loro committenza, passarono ai Carolingi e da loro agli Ottoni, divenendo una costante nella produzione miniata europea altomedievale. La produzione di questa tipologia di manoscritto di lusso iniziò a decadere, a Bisanzio quanto in Occidente, a partire dal XIII secolo salvo essere riscoperta con intento antiquario durante il Rinascimento.[1]


© MMXXIII Rich X Search. We shall prevail. All rights reserved. Rich X Search