Colonne d'Ercole

Ercole trasporta le leggendarie colonne, smalto di Limoges metà del XVI secolo, museo civico Ala Ponzone, Cremona.
Il moderno monumento simbolico delle Colonne d'Ercole al Cancello degli Ebrei, Gibilterra.

Le Colonne d'Ercole (o di Eracle, per gli antichi Greci) nella letteratura classica occidentale indicano il limite estremo del mondo conosciuto. Oltre che un concetto geografico, esprimono metaforicamente anche il concetto di "limite della conoscenza". Geograficamente e tradizionalmente, visto che la loro esistenza è presunta, esse vengono collocate, una in corrispondenza della Rocca di Gibilterra, un promontorio che sorge nell'omonima città, e l'altra sulla montagna Jebel Musa, che si affaccia sullo stretto di Gibilterra, oppure sul Monte Hacho, una piccola collina che sorge nella città di Ceuta (la collocazione di questa seconda colonna è incerta).

I nomi tradizionali, che troviamo nel racconto del mito, dei monti alla cui pendici sorgerebbero le Colonne sono Calpe (il monte sul versante europeo dello stretto di Gibilterra) e Abila (il monte sul versante africano). Più che un luogo geografico il monito posto dal mitologico Ercole identifica la frontiera del mondo civilizzato e, come tale, non può fare altro che seguire il progredire delle scoperte geografiche e l'avanzare delle rotte navali. È in questo ambito che si inserisce una ipotesi oggetto di studio secondo la quale la collocazione delle Colonne, con l'espandersi della civiltà greca, sia mutata, passando dal canale di Sicilia allo stretto di Gibilterra appunto[1].

  1. ^ Giulia Grassi, Chi ha spostato le Colonne d'Ercole?. URL consultato il 14 novembre 2020.

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