Controversia sul problema della trasformazione dei valori in prezzi di produzione

Nel Libro III de Il Capitale di Karl Marx, pubblicato postumo da Friedrich Engels, che raccolse ed organizzò i manoscritti e le bozze dell'autore, viene abbandonata l'ipotesi della costanza della composizione organica del capitale tra diversi settori, assunta nel Libro I ed atta a garantire l'uguaglianza tra i valori di produzione, quelli che risultano dalle disparate quantità di lavoro incorporato nelle diverse merci, ed i prezzi di produzione, cioè non i prezzi di vendita delle merci così come sperimentati nelle economie capitalistiche, risultato della tendenza all'uniformità dei saggi di profitto settoriali, bensì i prezzi così come risultano dal processo produttivo dopo che i capitalisti abbiano conteggiato un profitto distribuito in funzione del capitale anticipato, affrontando così il conseguente problema della trasformazione dei valori in prezzi di produzione.

La soluzione che Marx dà al problema, rectius, la soluzione che emerge dai manoscritti e dalle bozze così come organizzati postumamente dall'amico Engels nel dare alle stampe il Libro III, diede inizio ad un'accesa ed impervia controversia, ormai lunga da più d'un secolo, che ha visto tra i suoi protagonisti economisti ed intellettuali del calibro di Eugen von Böhm-Bawerk, Rudolf Hilferding, Benedetto Croce, Vilfredo Pareto, Eduard Bernstein, Oskar Lange, Isaak Rubin, Luigi Einaudi, Piero Sraffa, Maurice Dobb, Joan Robinson, Claudio Napoleoni, Paul Sweezy, Paul Samuelson e Georg von Charasoff.

Di seguito, illustriamo alcune delle osservazioni che hanno avuto maggiore eco in ambito accademico.


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