Corso dell'Impero

Diagramma dell’installazione del “Corso dell’Impero”. Abbozzo (25,08 × 33,33 cm) di Thomas Cole, 1833.[1]

Il Corso dell'Impero (in inglese: The Course of Empire) è una serie di cinque dipinti realizzati tra il 1833 ed il 1836 da Thomas Cole, uno dei maggiori esponenti della Hudson River School. L'opera d'arte fu acquisita nel 1858 dalla New-York Historical Society come donazione per la New-York Gallery of Fine Arts e comprende i seguenti episodi: Stato Selvaggio; Stato Arcadico o Pastorale; Compimento dell'Impero; Distruzione; Desolazione. I quadri hanno le dimensioni di 100 × 161 cm, eccetto la Compimento dell'Impero, che è di 130 × 193 cm.

Il ciclo, visto anche come un'allegoria dell'America, rappresenta le fasi del decadimento dell'umanità, che a partire dalla beatitudine dello stato selvaggio, degenera a causa dell'incivilimento, fino a giungere al declino e infine alla totale estinzione.[2] L'allegoria è illustrata mediante la rappresentazione di uno stesso paesaggio in epoche storiche diverse. Viene mostrata la crescita e la caduta di una città immaginaria situata all'estremità inferiore della valle di un fiume, quest'ultima è distintamente identificabile in ogni dipinto, in parte a causa di un punto di riferimento insolito: un grande masso è precariamente posto in cima a una falesia che domina la valle. Alcuni critici ritengono che questa rappresentazione mostri il contrasto tra l'immutabilità della terra e la transitorietà dell'uomo.

Cole venne particolarmente influenzato dal Grand Tour che effettuò nel 1829 in Europa, dove osservò nei musei le opere di altri artisti romantici. Egli fu affascinato dalle rovine delle antiche civiltà – in particolare da quelle romane – a tal punto da incentrare su di esse gran parte dei suoi dipinti successivi, tra i quali il Sogno dell'Architetto.

Una fonte diretta di ispirazione letteraria per i dipinti del Corso dell'Impero è Il pellegrinaggio del giovane Aroldo di Byron (1812-18). Nelle sue pubblicità sui giornali per la serie, Cole citò il seguente versetto dal Canto IV – Italia:[3]

(EN)

«There is the moral of all human tales;
'Tis but the same rehearsal of the past.
First freedom and then Glory – when that fails,
Wealth, vice, corruption – barbarism at last.
And History, with all her volumes vast,
Hath but one page…»

(IT)

«La storia non ci dà che l’eco eterna
D’una eterna vicenda. Innanzi tratto
La libertà, la gloria a lei succede,
Poi la ricchezza, e dietro a quella il turpe
Séguito d’ogni vizio, e finalmenté
La barbarie. La storia, ancor che grave
De’ suoi mille volumi, è d’una sola
Pagina…[4]»

  1. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore InstallationDiagram
  2. ^ N. Leonardi 2003, p. 21.
  3. ^ Wilton-Andrew-Barringer 2002.
  4. ^ Maffei 1874, Canto IV, CVIII.

© MMXXIII Rich X Search. We shall prevail. All rights reserved. Rich X Search