Coscienza

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Il termine coscienza indica la capacità della mente[1] di essere presente in uno stato di veglia (contrapposto a incoscienza)[2] nel quale acquisire consapevolezza della realtà oggettiva e darle senso o significato, raggiungendo una "conosciuta unità" di tutto ciò che viene appreso e giudicato con l'intelletto.[3]

Il risveglio della coscienza, di William Holman Hunt (1853)

Il termine deriva dal latino conscientia, a sua volta derivato di conscire, composto da cum e scire, cioè «sapere insieme»[4] indicando un sapere a cui si aggiunge la consapevolezza che la persona ha di sé e dei propri contenuti mentali[5]. In questo senso il termine "coscienza" viene genericamente assunto non come primo stadio di apprensione immediata di una realtà oggettiva, ma come sinonimo di "consapevolezza" nel suo riferimento "alla totalità delle esperienze vissute, ad un dato momento o per un certo periodo di tempo".[6]

Morfeo ed il sonno della notte, particolare da un affresco di Luca Giordano, nel Palazzo Medici Riccardi a Firenze (1683)
  1. ^ Con il termine, generico, "mente" si indica la totalità dei fatti psichici (Umberto Galimberti, in Dizionario di psicologia, Milano, Garzanti, 1999, p. 642; Riccardo Venturini, Coscienza e cambiamento, Assisi, Cittadella Ed., 1998, p. 307).
  2. ^ Raffaella Setti, Coscienza e consapevolezza, sinonimi ma non del tutto, su accademiadellacrusca.it, Accademia della Crusca, 2022.
  3. ^ Paolo Francesco Pieri, in Enciclopedia filosofica, vol. 3. Milano, Bompiani, 2004, p. 2318.
  4. ^ Ignazio Poddighe Coscientizzazione ed esperienza religiosa, pag. 108, Armando Editore, 2008.
  5. ^ Alberto Oliverio et al., Coscienza, su treccani.it, Treccani. URL consultato il 3 gennaio 2016.
  6. ^ Amedeo Dalla Volta, Dizionario di psicologia, Firenze, Giunti, 1974, p. 171.

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