Cronache aquilane

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia dell'Aquila.
Cronache Aquilane
Topografia dell'Aquila in una pianta del 1575, opera di Girolamo Pico Fonticulano
AutoreBuccio di Ranallo, Niccolò da Borbona, Bernardino da Fossa e altri
1ª ed. originaleXIII secolo - XVIII secolo
Generecronache
Lingua originalelatino, italiano
L'impianto urbano della Aquilana civitas in una topografia seicentesca anteriore al terremoto del 1703

Le Cronache aquilane costituiscono un cospicuo filone storiografico e letterario, in prevalenza medievale, che si concentrò sulla narrazione delle vicende della storia civica dell'Aquila, utilizzando il latino o il volgare, a seconda dei casi, ed esprimendosi sia in poesia sia in prosa. Questa tradizione, solo in parte tramandataci, esibisce tali caratteri di originalità e specificità da distinguersi nettamente nel panorama civico e letterario del Regno di Napoli.

Il corpus cronachistico sopravvissuto riguarda sostanzialmente l'epoca tardo medievale della storia cittadina, dalla fondazione nel XIII secolo fino al XV. In un solo caso viene lambita l'età moderna, con una cronaca che si spinge fino ai primi decenni del XVI secolo. Nella sopravvivenza del corpus ha avuto un ruolo importante il lavoro di recupero svolto, nell'ambito delle Antiquitates Italicae Medii Aevi di Ludovico Antonio Muratori, dall'erudito settecentesco Anton Ludovico Antinori, religioso oratoriano e vescovo.

Precursore del genere fu il cronista medievale Buccio di Ranallo da Poppleto, fiorito nel XIV secolo, ma il corpus documentario delle antiche Cronache aquilane fu incrementato e reso copioso dall'opera di numerosi epigoni. Tra le cronache successive a quella di Buccio, sono state tramandate quelle di Niccolò da Borbona (XV secolo), a copertura del periodo 1362-1424, di Francesco di Angeluccio di Bazzano, che scrisse del periodo 1436-1485, dell'Anonimo dell'Ardinghelli e di Bernardino da Fossa, entrambi cronisti per gli anni 1254-1423, e quella di Alessandro de Ritiis (XV secolo), che scrisse sul periodo dal 1347 al 1497.

A chiudere questo filone è la cosiddetta Cronaca basiliana, così chiamata dal nome del suo estensore, Vincenzo di Basilii di Collebrincione: si tratta della più recente compilazione tra quelle conosciute, che prende sinteticamente in carico il periodo dal 1476 al 1529. Si tratta, peraltro, di anni cruciali nella storia della città, posti a cavallo di quel crinale storico che segnala convenzionalmente il passaggio dal Medioevo all'età moderna, anni particolarmente significativi per l'Italia e per L'Aquila, segnati, come furono, dalle guerre di conquista dell'egemonia sulla penisola.

La fioritura di questo genere pone L'Aquila in una posizione peculiare rispetto alle tradizioni civiche del resto del Regno di Napoli e accompagna un periodo che può essere considerato come l'età aurea della storia aquilana, per la prosperità economica e per lo status di autonomia di cui la città poteva allora godere.

È significativo notare infatti come l'ultima opera conosciuta, la Cronaca basiliana, sia anche quella che, con la sua narrazione, accompagna la storia dell'Aquila verso gli anni che avrebbero segnato l'epilogo di quello statuto di autonomia, con la conclusione delle Guerre d'Italia e l'assorbimento della città nell'orbita della dominazione spagnola.


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