Ebla

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Ebla
Tell Mardikh
Area archeologica di Ebla (2005)
Utilizzoinsediamento
EpocaIII-II millennio a.C.
Localizzazione
StatoBandiera della Siria Siria
DistrettoDistretto di Idlib
Dimensioni
Superficie500 000 
Scavi
Data scoperta1964
Date scavi1964 sgg.
OrganizzazioneUniversità degli Studi di Roma "La Sapienza"
ArcheologoPaolo Matthiae
Amministrazione
Visitabile
Mappa di localizzazione
Map
Resti di Ebla, Palazzo Occidentale, dopo il restauro
Mappa della Siria nel II millennio a.C.

Ebla (in sumero: 𒌈𒆷 EB₂-LA; in arabo إبلا?) fu un'antica città del Bronzo antico IV (metà del III millennio a.C.), rifondata due volte e infine distrutta alla metà del II millennio a.C. I suoi resti formano un tell, detto Tell Mardikh, nei pressi della moderna Mardikh (circa 60 km a sud-ovest di Aleppo, nella Siria settentrionale).

Ebla e il suo regno prosperarono innanzitutto per il ruolo commerciale della città: la posizione intermedia tra Mesopotamia, Anatolia e Palestina permetteva alla città (e al regno connesso) di godere dei vantaggi del commercio tra queste zone, dove passavano materie prime quali rame, legname (verso Mesopotamia ed Egitto), argento (verso la Mesopotamia). A Ebla giungeva poi il lapislazzuli afghano e forse anche l'oro egizio.[1]

La popolazione era per la stragrande maggioranza semita, non solo a Ebla città, ma in tutto il regno, come l'onomastica mostra con evidenza.[2]

La città offre evidenze archeologiche per tre fasi distinte (protosiriano maturo, protosiriano tardo, paleosiriano arcaico e maturo): per tre volte la città subì una distruzione violenta.[1] Per il periodo protosiriano, la popolazione residente in città dovrebbe essere stata sulle 15000-20000 persone, mentre il regno nel complesso contava forse circa 200000-250000 unità.[3] Di queste, forse 40 000 partecipavano direttamente al sistema redistributivo organizzato centralmente dal palazzo e dalla famiglia reale.[4] Si tratta di un culmine probabilmente mai più raggiunto: gli insediamenti nella zona si rarefanno nel Bronzo medio e precipitano nel Bronzo tardo.[5]

Già citato negli annali di Tuthmosi III, il nome della città potrebbe significare "pietra bianca", in riferimento alle superfici calcaree delle pietre sulle quali è stata costruita.[6][7][8].

Nel 1964 ebbe inizio una campagna di scavi da parte di una missione archeologica italiana diretta da Paolo Matthiae dell'Università La Sapienza di Roma,[1]. La città di Ebla era menzionata da diversi testi mesopotamici e ad essa si allude anche in testi ittiti ed egizi, ma non si conosceva la sua ubicazione che, fino ad allora, era stata cercata senza successo più a nord, sulla base di un'iscrizione che menzionava un itinerario del re Naram-Sin di Akkad. Solo nel 1968, con il recupero del torso della statua di un re paleosiriano di Ebla, Ibbit-Lim, fu confermato che Tell Mardīkh era l'antica Ebla. Quanto agli archivi protosiriani (ca. 2300 a.C.) del palazzo reale (il palazzo G), furono scoperti tra il 1974 e il 1976.[1]

  1. ^ a b c d Storia di Ebla, da ebla.it.
  2. ^ Liverani, 2009, p. 208.
  3. ^ Liverani, 2009, p. 209.
  4. ^ Liverani, 2009, p. 212.
  5. ^ Liverani, 2009, p. 207.
  6. ^ Paolo Matthiae e Licia Romano, 6 ICAANE, Otto Harrassowitz Verlag, 2010, p. 248, ISBN 978-3-447-06175-9. URL consultato il 27 ottobre 2014.
  7. ^ Gábor Takács (a cura di), Etymological Dictionary of Egyptian: M-, vol. 3, BRILL, 2007, p. 175, ISBN 978-90-04-16412-3. URL consultato il 27 ottobre 2014.
  8. ^ Paolo Matthiae, Nicoló Marchetti (a cura di), Ebla and its Landscape: Early State Formation in the Ancient Near East, Left Coast Press, 2013, p. 182, ISBN 978-1-61132-228-6. URL consultato il 27 ottobre 2014.

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