Economia della Birmania

L'Economia della Birmania, soffrendo una conduzione incompetente e anni di ristagno e isolamento, è una delle peggiori al mondo, tanto che il PIL del paese cresce a ritmi relativamente bassi (2,9 % annualmente), specialmente se l'aumento è confrontato a quello dei paesi vicini.[1]

Quando era sotto l'amministrazione britannica, la Birmania era uno degli stati più ricchi del Sud-est asiatico. Era una volta il maggiore esportatore di riso. Durante l'occupazione inglese, vendeva petrolio con la Burmah Oil Company. La Birmania aveva anche buone riserve di risorse naturali e disponeva di numerosa manodopera. Produceva il 75% del teak, e aveva una popolazione relativamente molto alfabetizzata.[2] Si credeva fosse in una rapida via per lo sviluppo.[2]

Dopo che un governo parlamentare era stato creato nel 1948, il primo ministro U Nu tentò di fare della Birmania uno stato benestante. La sua amministrazione adottò il Piano Biennale per lo Sviluppo Economico, che fu un fallimento [3]

Quando la Birmania guadagnò l'indipendenza nel 1948, si credeva che potesse essere sulla via di essere la prima delle Tigri Asiatiche nella regione. Comunque, dopo che il regime militare fu stabilito, nel 1962, la Birmania è divenuta una nazione isolata e impoverita.

Dopo il colpo di Stato del 1962, il governo militare introdusse un piano economico chiamato "Via birmana al socialismo", sotto il quale il regime nazionalizzò tutte le industrie fuorché l'agricoltura. Nel 1989, il governo birmano cominciò a decentralizzare il controllo economico. Fin adesso ha liberalizzato solamente alcuni settori dell'economia.[4] Il governo controlla rigidamente le industrie lucrative, come di gemme, petrolio e la selvicoltura. Questi settori sono stati recentemente occupati da corporazioni straniere, che si sono associate con il governo al fine di guadagnare l'accesso alle risorse naturali birmane.

L'attuale sistema economico del Myanmar è misto. Il settore privato domina nell'agricoltura, industria leggera e attività di trasporto, mentre il governo militare controlla maggiormente energia, industria pesante e il commercio di riso.

La Birmania è stata descritta come un paese in via di sviluppo nel 1987[5]. Le imprese private sono spesso in comproprietà al Tatmadaw. Recentemente, sia Cina che India hanno tentato di fortificare i legami con il governo per benefici economici. Molte nazioni, inclusi gli Stati Uniti d'America, il Canada e l'Unione europea, hanno imposto sanzioni commerciali sul Myanmar. Gli investimenti stranieri provengono principalmente da Cina, Singapore, Corea del Sud, India e Thailandia.[6]

In undici anni (dal 1989 al 1999), il governo militare provò a rivitalizzare l'economia dopo tre decenni di diretto controllo statale. Recentemente, il regime ha via via abbandonato le riforme adottate durante i primi anni di governo ma, nonostante ciò, il settore privato continua a crescere piuttosto lentamente.

  1. ^ Economia della Birmania del CIA World Factbook, su cia.gov. URL consultato il 15 gennaio 2008 (archiviato dall'url originale il 4 novembre 2010).
  2. ^ a b David Steinberg, Burma: The State of Myanmar, Georgetown University Press, febbraio 2002, ISBN 0-87840-842-8.
  3. ^ Storia Politica ed Economica del Myanmar (Birmania), su www2.sjsu.edu. URL consultato l'8 luglio 2006 (archiviato dall'url originale il 26 maggio 2006).
  4. ^ Stephen Codrington, Planet geography, Solid Star Press, 2005, pp. 559, ISBN 0-9579819-3-7.
  5. ^ Lista di Paesi in via di Sviluppo, su un.org. URL consultato il 29-12-2007.
  6. ^ (EN) David Fullbrook, So long US, hello China, India, Asia Times, 4 novembre 2004. URL consultato il 14 luglio 2006 (archiviato dall'url originale il 6 luglio 2008).

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