Economia forestale

Una massiccia zattera di tronchi nel Columbia River (Canada, anno 1902), contenente l'intera produzione annua di un campo.

L'esistenza di una economia forestale, che nella maggior parte del mondo consiste in una economia a legna oppure in un'economia a bambù, è un dato fondamentale sia nei paesi in via di sviluppo che in molte nazioni a clima temperato e freddo, sempre che dispongano di ampie superfici forestali. Il legname ed il legno da alberi ed arbusti può essere impiegato in una innumerevole quantità di prodotti, che vanno da quelli più inimmaginabili, prodotti dalla polpa di legno, come la cellulosa della carta, la celluloide della pellicola fotografica, il cellophane, la viscosa (un tessuto succedaneo della seta), fino ai più intuitivi utilizzi in mobili, edifici, mezzi di trasporto oltre che per l'utilizzo energetico.

La combustione per ottenere energia termica è soltanto l'ultimo utilizzo di questo prodotto, che in nessun caso dovrebbe finire in discarica, dal momento che può fungere anche come fertilizzante. Il potenziale danno ambientale che un'economia a legno può occasionare tende ad essere minimo (problemi di danno alla biodiversità riguardanti la monocultura e la coltivazione intensiva di un particolare tipo di albero), e sotto il punto di vista della quantità di CO2 presente in atmosfera può affermarsi che le distese forestali provocano una lieve riduzione dell'anidride carbonica e di conseguenza dell'effetto serra. Il legname, tra i materiali comunemente usati, è quello con minore intensità energetica(fotosintesi esclusa)[1].

  1. ^ Vaclav Smil, Energia e Civiltà. Una storia, traduzione di Luciano Canova, Milano, Hoepli, 2021, pag.18, ISBN 978-88-360-0009-8.

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