Effeminatezza

Stampa del XVIII secolo raffigurante lo stereotipo di effeminatezza

Il termine effeminatezza viene usato per descrivere quei tratti caratteriali di un maschio a cui viene associata una natura maggiormente femminile rispetto a quella sua maschile d'appartenenza[1]; ciò a causa di comportamenti, modi di fare, stile e ruolo di genere assunti[2]. Applicato ad un portamento e/o aspetto più aggraziato e, per l'appunto, femmineo rispetto a quanto possa attendersi, data la cultura, da un uomo: utilizzato generalmente in modo critico o per mettere in ridicolo la persona indicata come effeminata.

Nel corso della tradizione occidentale l'effeminatezza è stata spesso considerata alla stregua d'un vero e proprio vizio, indicativa di personaggi dai tratti innati negativi, spesso con un intento peggiorativo nei riguardi delle "tendenze omosessuali" da parte di chi manifestava modi effeminati[3].

In altre società i maschi dai tratti più femminili potevano essere considerati come un genere umano distinto, un vero e proprio terzo sesso; poteva inoltre avere una funzione sociale considerata speciale, quasi sciamanica; come nel caso della tradizione dei due spiriti questo per alcune delle tribù di nativi americani che abitavano il Nordamerica prima dell'arrivo degli europei.

Nella cultura contemporanea un maschio effeminato può esser paragonato ad un bellimbusto vanesio o a un damerino, simile alla figura del dandy ottocentesca.

  1. ^ (EN) Effeminate, su merriam-webster.com, Merriam-Webster Dictionary. URL consultato il 23 luglio 2012.
  2. ^ (EN) Sherry Marie Velasco, Male delivery: reproduction, effeminacy, and pregnant men in early modern Spain, Vanderbilt University Press, 2006, ISBN 0-8265-1515-0.
  3. ^ (EN) Donald F. Reuter, Gay-2-zee: a dictionary of sex, subtext, and the sublime, St. Martin's Press, 2006, ISBN 0-312-35427-4.

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