Enotri

Enotri
Nomi alternativiArcadi
SottogruppiSiculi, Morgeti ed Itali
Luogo d'origineBandiera dell'Italia Italia
(di origine Arcadia)
Gruppi correlatiIoni, Bruzi, Lucani e popolazioni locali
Distribuzione
  Calabria
  Basilicata
  Campania (Cilento, Vallo di Diano e zone lucane della Valle del Sele)

Gli Enotri erano un antico popolo italico dell'Italia meridionale, precedente la seconda colonizzazione greca in un territorio di notevoli dimensioni, che da questi prese il nome, Enotria (dal nome di Enotro figlio di Licaone), comprendenti il Cilento, parte della Basilicata e la Calabria. Dionigi di Alicarnasso disse che gli Enotri furono i più antichi colonizzatori provenienti dalla Grecia.[1] Sono le popolazioni connesse col racconto della nascita e della storia delle colonie elleniche della Magna Grecia, persistenti nei racconti fino alla prima metà del V sec. a.C., quando ad esse subentrano le popolazioni osche: Campani, Sanniti, Lucani, Bruttii. Sul loro conto il conforto delle fonti archeologiche, epigrafiche e numismatiche, letterarie non manca del tutto e rende comunque conto della percezione di tali realtà che le varie colonie magno-greche, a contatto con quei contesti, dovevano per forza possedere.

L’Oinotrìa, secondo le fonti di Strabone, comprendeva tutto un insieme di popolazioni, distribuite nello spazio che andava dal fiume Sele e da Poseidonia fino a Metaponto e al golfo di Taranto; esse erano, dunque, quelle incontrate, al momento del loro insediamento in Italia meridionale, dagli Achei così come dai Locresi e dai Calcidesi di Reggio. La loro presenza in quest’area è confermata nella Lucania, per Elea, nella Calabria tirrenica e nel Reggino, sulla costa ionica, per tutto lo spazio dalla Locride e dalla Crotoniatide fino alla Sibaritide, alla Siritide e al Metapontino. L’area è quella dell’antica Italìa, intesa come terra di Oinotroi[2].

  1. ^ Dionigi di Alicarnasso, Antichità Romane I 13.2
  2. ^ Alfonso Mele, Le popolazioni dellArchaia Italia, in Quaderni del Centro Studi Magna Grecia, 2017, p. 169. URL consultato il 21 gennaio 2022.

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