Estetismo

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Una sala del Vittoriale degli Italiani, improntata all'estetismo di D'Annunzio
Lo specchio, di Frank Dicksee (1896)

L'estetismo è un movimento artistico ma soprattutto letterario della seconda metà dell'800. Rappresentava una tendenza del decadentismo e del tardo romanticismo autonomamente sviluppatasi grazie a figure come Walter Pater, Joris-Karl Huysmans, Charles Baudelaire, i parnassiani e John Ruskin, che trova il suo massimo splendore grazie alle opere di Oscar Wilde e Gabriele D'Annunzio. Questo movimento è tuttavia riscontrabile anche in vari studi di filosofi o studiosi di discipline umanistiche che ne intendono dare una definizione etimologicamente esatta, dato che si contemplano due categorie riguardanti l'estetismo, ossia quella filosofica e quella morale. Nel corso della storia le due categorie si possono riscontrare separate o legate assieme.[1] Esso nasce come movimento che tende a sviluppare le idee proposte dal parnassianesimo, corrente culturale sorta in Francia negli anni '60 dell'800, e si fonda sull'imperativo del "l'arte per l'arte", vedendo dunque in questa l'unico e sommo fine della letteratura. L'estetismo è pure una reazione al romanticismo e al suo mimetismo naturale e sentimentale, secondo cui la vita determina l'arte. Con l'estetismo la classica dicotomia vita-arte si risolve nella coincidenza dei due termini, tendendo così a fare della propria vita la prima delle opere d'arte, fornendo un'immagine di sé totalmente idealizzata, estetizzata, artificiosa, ovvero deformata in favore del bello, unico valore morale del movimento. In esso si sviluppa quindi la figura del dandy-esteta, una persona contraddistinta da una raffinata eleganza che si diverte anche a stupire il pubblico con atteggiamenti trasgressivi ed eccentrici.

  1. ^ Le Muse, De Agostini, Novara, 1966, vol. IV, pag. 407-408

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