Fabrizio Bartoletti, o Bertoletti, detto anche Francesco (Bologna, 7 settembre 1587 – Lendinara, 30 marzo 1630), è stato un anatomista e filosofo italiano.
A Bologna studiò lettere, poi filosofia e medicina (allievo di Giulio Cesare Claudino); si laureò il 26 marzo 1613, subito gli fu affidata una cattedra di logica per tre anni. Il 13 agosto 1616 divenne lettore di chirurgia e anatomia, che tenne leggendo opere galeniche quali De vulneribus, De ulceribus, De tumoribus praeter naturam.[1]
Ferdinando Gonzaga stava progettando un ateneo, a cui invitò i più celebri professori: nel 1625 Bartoletti ottenne dallo Studium bolognese la licenza di recarsi a Mantova, potendo mantenere il posto e l'onorario al ritorno. Fu lettore a Mantova per quattro anni, dove richiamò un gran numero di studenti, specialmente tedeschi dalla università di Padova, tra cui Johann Vesling, grazie alla sua fama.[1]
Nel 1630, per l'epidemia di peste dell'Italia settentrionale e per l'assedio imperiale, volle tornare a Bologna, ma morì lungo il percorso.[1]
Le sue opere sono state storiograficamente distinte tra quelle reperibili e quelle andate perse;[1] tra le prime:[2]
Le opere non reperibili, e quindi di dubbia esistenza sarebbero:[2]
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