Farisei

Giovanni d'Enrico: statue in terracotta raffiguranti farisei al processo a Gesù (part.), Cappella XXXV, Sacro Monte di Varallo

«Farisei; essi godono fama d'interpretare esattamente le leggi, costituiscono la setta più importante, e attribuiscono ogni cosa al destino e a Dio

La corrente dei farisei costituisce il gruppo politico-religioso giudaico più significativo nella Giudea del periodo che intercorre all'incirca tra la rivolta dei Maccabei contro il regno seleucide (II secolo a.C.) e la prima guerra giudaica (70 d.C.). Essi, in vari momenti, si identificavano come un partito politico, un movimento sociale ed una scuola di pensiero; insieme ad esseni, sadducei e zeloti, i farisei erano il partito o filosofia di maggior importanza durante il periodo del Secondo Tempio.

I conflitti tra farisei e sadducei hanno avuto luogo nel contesto di conflitti sociali e religiosi tra ebrei molto più ampi e di lunga data, risalenti alla cattività babilonese e aggravati dalla conquista romana. Un conflitto era di ceto, tra ricchi e poveri, poiché i sadducei includevano principalmente le famiglie sacerdotali e aristocratiche.[2] Un altro conflitto era culturale, tra chi favoriva l'ellenizzazione e coloro che la osteggiavano. Un terzo era giuridico-religioso, tra chi enfatizzava l'importanza del Secondo Tempio con i suoi riti e servizi cultuali, e coloro che sottolineavano l'importanza di altre Leggi mosaiche. Un quarto punto di conflitto, specificamente religioso, coinvolgeva diverse interpretazioni della Torah e come applicarle alla vita ebraica, con i sadducei che riconoscevano solo la Torah scritta e respingevano le dottrine della Torah orale e della risurrezione dei morti.[3]

Le testimonianze più note sui farisei sono costituite dal Nuovo Testamento e dalle opere dello storico Flavio Giuseppe (37 – ca. 100 d.C.), egli stesso dichiaratosi fariseo.[4] Poiché, tuttavia, l'ebraismo rabbinico o moderno (cfr. infra) è essenzialmente derivato dal farisaismo, anch'esso ci attesta molti aspetti della dottrina e del pensiero di tale corrente spirituale. Giuseppe stimava la popolazione totale dei farisei prima della distruzione del Secondo tempio a circa 6 000 ("exakischilioi").[5] Affermava inoltre che i farisei ricevevano il supporto del popolino, in contrasto apparentemente con la più elitaria corrente dei sadducei:

«Per questi (insegnamenti) hanno un reale ed estremamente autorevole influsso presso il popolo; e tutte le preghiere e i sacri riti del culto divino sono eseguiti conformemente alle loro disposizioni. La pratica dei loro altissimi ideali sia nel modo di vivere sia nei ragionamenti, è l'eminente tributo che gli abitanti delle città pagano all'eccellenza dei Farisei.»

I farisei si attribuivano autorità mosaica nelle loro interpretazioni[6] delle Leggi ebraiche (Halakhah), mentre i sadducei rappresentavano l'autorità dei privilegi sacerdotali e delle prerogative stabilite sin dai tempi di Salomone, quando Zadok, loro avo, officiava come Sommo Sacerdote. Il termine "popolo" usato da Flavio Giuseppe indica chiaramente che la maggioranza degli ebrei erano "semplicemente popolo ebraico", separandoli e rendendoli indipendenti dai principali gruppi liturgici (da lui descritti nel Libro XVIII supra). Il Nuovo Testamento inoltre fa spesso riferimento alla gente comune, al popolo, indicando che l'identità ebraica era indipendente e più forte di questi gruppi. Nella sua Lettera ai Filippesi, Paolo di Tarso asserisce che dei cambiamenti si erano verificati nelle sette liturgiche della diaspora, identificandosi tuttavia ancora come "giudeo" o "ebreo",

« circonciso l'ottavo giorno, della stirpe d'Israele, della tribù di Beniamino, ebreo da Ebrei, fariseo quanto alla legge »   ( Filippesi 3:5, su laparola.net.)

Ma la posizione di Paolo di Tarso e il giudaismo è ancora in discussione.[7] Anche Nicodemo fu fariseo, oltreché "dottore della legge".

Al di fuori della storia ebraica e relative documentazioni, i farisei sono citati nel Nuovo Testamento in conflitto con Giovanni Battista[8] e con Gesù. Esistono inoltre numerosi riferimenti nel Nuovo Testamento a Paolo di Tarso come fariseo.[9] Tuttavia, la relazione tra primo cristianesimo ed i farisei non è stata sempre ostile: per esempio Gamaliele viene spesso citato quale leader farisaico favorevole ai cristiani.[10] Le tradizioni cristiane sono state comunque causa di diffusa consapevolezza dei farisei.[11]

  1. ^ G. Vitucci (a cura di), La guerra giudaica, Vol. I, 8-9, pag. 319. Fondazione Lorenzo Valla/Mondadori, Roma-Milano 2009, ISBN 978-88-04-11823-7.
  2. ^ "The Essenes", su Jewish Virtual Library.
  3. ^ Per una sintesi, si veda "Fariseo" su Treccani.it
  4. ^ Antichità giudaiche, 18:11-15 [1]
  5. ^ Antichità giudaiche, 17:42 [2]
  6. ^ Ber. 48b; Shab. 14b; Yoma 80a; Yeb. 16a; Nazir 53a; Ḥul. 137b; et al.
  7. ^ Rinaldo Fabris, Paolo di Tarso, Vol. 2, Paoline, 2008, pp. 29-31.
  8. ^ Matteo 3:1-7, su laparola.net., Luca 7:28-30, su laparola.net.
  9. ^ Per l'apostolo Paolo come fariseo, cfr. Atti 26:5, su laparola.net., anche Atti 23:6, su laparola.net., Filippesi 3:5, su laparola.net.
  10. ^ Atti 5:34-39, su laparola.net.
  11. ^ Rinaldo Fabris, Paolo di Tarso, cit., Cap. I passim.

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