In cosmologia l'inflazione (dal termine inglese inflation, che ha conservato anche l'originario significato di "gonfiaggio" derivato dal latino inflatio) è una teoria che ipotizza che l'universo, in una fase precocissima della sua esistenza, abbia attraversato un'espansione estremamente rapida, dovuta a una grande pressione negativa.
Secondo la formulazone originaria, l'inflazione sarebbe intervenuta intorno a 10-35 secondi dall'inizio dell'evoluzione dell'universo, indicato come Big Bang, e ne avrebbe aumentato il raggio di un fattore enorme, superiore a 1030 (circa mille miliardi di miliardi di miliardi di volte), esaurendosi in un tempo brevissimo, intorno a 10−30 s .[1] L'ipotesi prevalente è che sia stata generata da un campo di energia chiamato inflatone, forse originato da uno stato instabile dovuto alla non immediata rottura spontanea di simmetria delle forze fondamentali dopo una transizione di fase quantistica; tale campo, caratterizzato da una grande energia di punto zero, avrebbe assunto il ruolo di costante cosmologica, provocando l'espansione quasi esponenziale dell'universo.[2] Al termine della breve fase inflazionaria l'espansione sarebbe ripresa secondo la cosmologia standard.[3]
La teoria è stata proposta inizialmente da Aleksej Starobinskij[4][5] in Unione Sovietica e contemporaneamente da Alan Guth[6][7] negli Stati Uniti d'America all'inizio degli anni ottanta, allo scopo di risolvere alcuni problemi del modello del Big Bang. Secondo evoluzioni più recenti della teoria, l'inflazione cosmica si identificherebbe con lo stesso Big Bang o costituirebbe l'evento da cui esso ha avuto origine,[8] risolvendo il problema della singolarità iniziale derivante dalla relatività generale.
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