Innovazione distruttiva

Nella teoria imprenditoriale, un'innovazione distruttiva è un'innovazione che crea un nuovo mercato e una rete di valori e alla fine interrompe un mercato esistente e una rete di valori, sostituendo aziende, prodotti e alleanze leader del mercato.[1] Il termine è stato definito e analizzato per la prima volta dallo studioso americano Clayton M. Christensen e dai suoi collaboratori a partire dal 1995[2] ed è stato definito l'idea imprenditoriale più influente dell'inizio del XXI secolo.[3]

Non tutte le innovazioni sono distruttive o dirompenti, anche se rivoluzionarie. Ad esempio, le prime automobili alla fine del XIX secolo non furono un'innovazione dirompente, poiché le prime automobili erano oggetti di lusso costosi che non sconvolsero il mercato dei veicoli trainati da cavalli. Il mercato dei trasporti rimase sostanzialmente intatto fino al debutto della Ford Model T a basso prezzo nel 1908. [5] L'automobile prodotta in serie fu un'innovazione dirompente, perché cambiò il mercato dei trasporti, mentre i primi trent'anni di produzione automobilistica non lo fecero.

Le innovazioni distruttive tendono a essere prodotte da estranei e imprenditori nelle startup, piuttosto che dalle aziende leader del mercato già esistenti. Il contesto economico dei leader di mercato non consente loro di perseguire innovazioni dirompenti quando si presentano per la prima volta, perché all'inizio non sono abbastanza redditizie e perché il loro sviluppo può portare a scarse risorse a sostegno delle innovazioni (che sono necessarie per competere contro la concorrenza attuale).[4] Un processo dirompente può impiegare più tempo a svilupparsi rispetto all'approccio convenzionale e il rischio ad esso associato è maggiore rispetto alle altre forme più innovative o evolutive di innovazioni, ma una volta implementato sul mercato, raggiungono una penetrazione molto più rapida e un grado più elevato di impatto sui mercati consolidati.[5]

Oltre alle imprese e all'economia, le innovazioni dirompenti possono anche essere considerate distruttive per i sistemi complessi, compresi gli aspetti economici e commerciali.[6]

  1. ^ Airini Ab Rahman, Emerging Technologies with Disruptive Effects: A Review, in PERINTIS eJournal, vol. 7, n. 2, 2017. URL consultato il 21 dicembre 2017.
  2. ^ Bower, Joseph L. & Christensen, Clayton M. (1995)
  3. ^ Bagehot, Jeremy Corbyn, Entrepreneur, in The Economist, 15 giugno 2017, p. 53. URL consultato il 23 giugno 2017.
    «The most influential business idea of recent years is Clayton Christensen’s theory of disruptive innovation.»
  4. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore Christensen1997p47
  5. ^ Marnix Assink, Inhibitors of disruptive innovation capability: a conceptual model, in European Journal of Innovation Management, vol. 9, n. 2, 2006, pp. 215-233, DOI:10.1108/14601060610663587.
  6. ^ (EN) Arnaud Durantin, Gauthier Fanmuy e Ségolène Miet, Disruptive Innovation in Complex Systems, in Complex Systems Design & Management, 1º gennaio 2017, pp. 41-56, DOI:10.1007/978-3-319-49103-5_4, ISBN 978-3-319-49102-8.

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