Invasione dell'Islanda

Invasione dell'Islanda
parte della seconda guerra mondiale
Gli obiettivi iniziali inglesi erano di distruggere tutti gli aeroporti (in blu) e di catturare le baie chiave (in rosso). A causa di problemi di trasporti, ci volle più di una settimana per raggiungere il nord del Paese.
Data10 maggio 1940
LuogoIslanda
EsitoVittoria britannica; isola catturata senza resistenza e con poche o nessuna perdita; l'Islanda comincia di fatto a cooperare con gli Alleati
Schieramenti
Comandanti
Bandiera del Regno Unito Colonnello Robert SturgesBandiera dell'Islanda Primo ministro Hermann Jónasson
Effettivi
Inizialmente 746 marines, scortati da 2 incrociatori e 2 cacciatorpediniere60 uomini, numero ignoto di poliziotti e altre forze
Perdite
Bandiera del Regno Unito Regno Unito: 1 morto (suicidio), 1-10 vittime di negligenza e 1 per raid aereo tedescoBandiera dell'Islanda Islanda: 0-7 morti e feriti
Un piccolo numero di cittadini tedeschi residenti in Islanda fu arrestato.
Voci di battaglie presenti su Wikipedia

L'invasione dell'Islanda, nome in codice operazione Fork, fu un'operazione militare britannica condotta dalla Royal Navy, dai Royal Marines e da una task force canadese durante la seconda guerra mondiale.[1]

L'invasione cominciò nel mattino del 10 maggio 1940, quando truppe inglesi sbarcarono a Reykjavík, capitale della neutrale Islanda. Senza incontrare alcuna resistenza, i militari furono veloci a disabilitare le reti di comunicazione, occupare i punti strategici dell'isola, arrestare i cittadini tedeschi e requisire i mezzi di trasporto locali con i quali raggiunsero Hvalfjörður, Kaldaðarnes, Sandskeið e Akranes, per impedire un ipotetico controsbarco nemico. Nei giorni seguenti, equipaggiamento contraereo fu dispiegato a Reykjavík e un distaccamento venne inviato a presidiare Akureyri, nel nord del Paese.

La sera del 10 maggio, il governo islandese protestò pubblicamente, denunciando che la neutralità dello Stato era stata «flagrantemente violata», la propria indipendenza «offesa» e dichiarando di richiedere un risarcimento da parte del Regno Unito per i danni inflitti. Da parte sua, il governo del Regno Unito replicò subito, assicurando il risarcimento e promettendo termini favorevoli in futuri accordi economici, di non interferire nelle questioni interne e di ritirare le truppe alla fine del conflitto. Rassegnate alla situazione, di fatto le autorità islandesi finirono per cooperare attivamente con gli angloamericani, nonostante ufficialmente mantenessero uno status di neutralità.

La forza d'invasione del 10 maggio consisteva in 746 Royal Marines, male equipaggiati e solo parzialmente armati.[2] Sebbene riuscirono nella loro missione iniziale di prendere l'isola, erano chiaramente insufficienti a presidiarne il territorio di 103 000 chilometri quadri e, il 17 maggio, giunsero di rinforzo 4 000 soldati del British Army, che furono in seguito aumentati fino a 25 000. Un anno dopo, nel luglio 1941, gli Stati Uniti d'America (non ancora entrati ufficialmente in guerra) sostituirono i britannici, che necessitavano le proprie truppe altrove. Gli statunitensi rimasero in Islanda fino alla conclusione del conflitto, andandosene nel 1946, per poi ritornare nel 1949, stavolta nell'ambito del Patto Atlantico.

  1. ^ (EN) Decision to land United States Forces in Iceland, 1941, su history.army.mil. URL consultato il 2 settembre 2012 (archiviato dall'url originale il 7 ottobre 2017).
  2. ^ Bittner, p. 41.

© MMXXIII Rich X Search. We shall prevail. All rights reserved. Rich X Search