Ipazia

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Ipazia di Alessandria, illustrazione del 1908 di Jules Maurice Gaspard

Ipàzia (in greco antico: Ὑπατία?, Hypatía, in latino Hypatia; Alessandria d'Egitto, 355Alessandria d'Egitto, marzo 415[1]) è stata una matematica, astronoma e filosofa greca antica.

Figlia del matematico Teone, fu una donna di lettere e di scienza, a capo della scuola neoplatonica di Alessandria, all'epoca parte dell'Impero romano d'Oriente, dove insegnò filosofia e astronomia.[2] È la prima matematica la cui vita sia ben documentata.[3]

Durante la sua vita, Ipazia fu riconosciuta come una rinomata insegnante e saggia consigliera. L'unica fonte che elenca le sue opere, l'enciclopedia bizantina Suda, le attribuisce un commento alla Aritmetica in tredici volumi di Diofanto di Alessandria, che potrebbe essere sopravvissuto in parte venendo incorporato nel testo originale di Diofanto, e un altro, andato perduto, sul trattato di Apollonio di Perga sulle sezioni coniche. Fu anche coinvolta nell'edizione e nel commento del Libro III dell'Almagesto di Claudio Tolomeo portata avanti da Teone.[4] Fu in grado di costruire astrolabi e idrometri.

Pur non essendo cristiana, Ipazia era nota per la sua tolleranza nei confronti dei primi cristiani: ebbe molti studenti cristiani, tra cui Sinesio di Cirene, successivamente eletto vescovo di Tolemaide. Fino alla fine della sua vita, Ipazia consigliò Oreste, allora prefetto d'Egitto, che era in aperto conflitto con il vescovo Cirillo di Alessandria. Le voci secondo cui Ipazia avrebbe alimentato il conflitto tra Oreste e Cirillo facendo uso di arti magiche spinsero una folla di cristiani[5] forse guidati da monaci cristiani parabolani,[6] nel marzo del 415, ad assassinarla, smembrarla e bruciarne il corpo. In particolare, furono incitati a uccidere Ipazia da un capo spirituale di nome Pietro, sotto l'influenza di Cirillo di Alessandria.[7][8]

Il suo omicidio e il coinvolgimento di Cirillo l'hanno resa per alcuni autori una martire della libertà di pensiero.[9]

  1. ^ L'ipotesi che Ipazia sia morta l'8 marzo è solo una suggestione, formulata dopo l'istituzione, in quel giorno, della «festa della donna»: Adriano Petta e Antonio Colavito, Ipazia, scienziata alessandrina 8 marzo 415
  2. ^ Cfr., ad es., Mary Ellen Waithe, Encyclopedia of Philosophy, vol. 4, New York, MacMillan, 2005 p. 534 e sgg. e G. J. Toomer, Oxford Classical Dictionary, Oxford University Press, 1970.
  3. ^ Michael Deakin, «Hypatia», Encyclopedia Britannica, 15 luglio 2024, acceduto il 27 agosto 2024. Nell'Alessandria del IV secolo è attestata un'altra figura di matematico, Pandrosion, che secondo gli studiosi sarebbe una donna, e dunque una matematica attiva prima di Ipazia, della cui opera si è conservata però solo la critica di Pappo (Watts 2017, p. 94 ss.).
  4. ^ Stando al titolo del Libro III dell'edizione di Teone dell'Almagesto, Ipazia avrebbe curato l'edizione del testo, correggendo gli errori presenti nelle copie; gli studiosi ritengono però che abbia anche contribuito al commento allo stesso Libro (cfr., per esempio, Dzielska 1996, pp. 71–2).
  5. ^

    «In 415 Hypatia, a noted pagan teacher of classical philosophy, was killed by a Christian mob.»

    Cfr. anche, tra gli altri: Christoph Markschie, In cammino tra due mondi: strutture del cristianesimo antico, Milano, Vita e Pensiero, 2003, p. 19; Enrico Pepe, Il santo del giorno, vol. 2, Città Nuova, 2009, p. 254; Claudio Moreschini. Letteratura cristiana delle origini. Greca e latina Città Nuova, 2007 p.128;
  6. ^ Cfr. tra gli altri, Julien Ries, Opera Omnia, vol. 1, Milano, Jaca Book, 2006, p. 176; Francesco Romano, Porfirio di Tiro: filosofia e cultura nel III secolo, Parte 3, Università di Catania 1979, p. 52. L'eventuale coinvolgimento dei parabolani, monaci-infermieri alle dirette dipendenze del vescovo di Alessandria Cirillo nonché sua guardia del corpo (cfr. al riguardo Salvatore Pricoco. Da Costantino a Gregorio Magno, in Storia del cristianesimo. Vol. I a cura di Giovanni Filoramo e Daniele Menozzi. Bari, Laterza, 2008, pp. 346-347), chiamerebbe in causa il diretto coinvolgimento del vescovo Cirillo, coinvolgimento evidenziato da Jacques Lacarrière (Die Gott-Trunkenen, 1967, p. 151).
  7. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore Ronchey2013p135
  8. ^ Heinrich Fries e Georg Kretschmar affermano che uno degli autori cristiani, Socrate Scolastico, non incolpa Cirillo: «Socrate, che sulla vita di Isidoro era meglio informato di Damascio, non tira in ballo Cirillo nell'assassinio della filosofa neoplatonica Ipazia nel marzo 415, che i cristiani sospettavano di essere forse la consulente astrologica del prefetto. Tuttavia anche se l'arcivescovo era un politico troppo avveduto per lasciarsi compromettere da una impresa tanto esecrabile, resta però il fatto che l'organizzazione del delitto fu, non di meno, l'opera di un suo chierico» (Heinrich Fries e Georg Kretschmar, I classici della teologia, Volume 1, Milano, Jaca Book, 1996, p. 178); si discosta da questa visione Luciano Canfora, il quale afferma che «L’analisi delle parole di Socrate Scolastico a proposito dell’uccisione di Ipazia dimostra che Socrate considera Cirillo mandante morale dell’assassinio. Il dato è confermato da altre fonti, quali Filostorgio e Giovanni Malalas. Pertanto lo sforzo della storiografia cattolica e, in parte, protestante di nascondere tale dato è una falsificazione» (Canfora 2010).
  9. ^ Cfr. Agabiti 1914; Jules Barni, Les martyrs de la libre-pensée, Parigi, 1880, p. 58 ss. Per una disamina della circostanze culturali in cui Ipazia è considerata una martire, si veda Ronchey 1995, pp. 449-465.

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