John Major

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John Major
John Major nel 1995

Primo ministro del Regno Unito
Durata mandato28 novembre 1990 –
2 maggio 1997
MonarcaElisabetta II
ViceMichael Heseltine[1]
PredecessoreMargaret Thatcher
SuccessoreTony Blair

Presidente del Consiglio europeo
Durata mandato1º luglio 1992 –
31 dicembre 1992
PredecessoreAníbal Cavaco Silva
SuccessorePoul Schlüter

Leader dell'opposizione
Durata mandato2 maggio 1997 –
19 giugno 1997
Capo del governoTony Blair
PredecessoreTony Blair
SuccessoreWilliam Hague

Leader del Partito Conservatore
Durata mandato28 novembre 1990 –
19 giugno 1997
PresidenteChris Patten
Norman Fowler
Jeremy Hanley
Brian Mawhinney
ViceVisconte Whitelaw (1990–1991)
PredecessoreMargaret Thatcher
SuccessoreWilliam Hague

Cancelliere dello Scacchiere
Durata mandato26 ottobre 1989 –
28 novembre 1990
Capo del governoMargaret Thatcher
PredecessoreNigel Lawson
SuccessoreNorman Lamont

Segretario di Stato per gli affari esteri e del Commonwealth
Durata mandato24 luglio 1989 –
26 ottobre 1989
Capo del governoMargaret Thatcher
PredecessoreGeoffrey Howe
SuccessoreDouglas Hurd

Segretario capo del Tesoro
Durata mandato13 giugno 1987 –
24 luglio 1989
Capo del governoMargaret Thatcher
PredecessoreJohn MacGregor
SuccessoreNorman Lamont

Ministro di Stato per la sicurezza sociale
Durata mandato10 settembre 1986 –
13 giugno 1987
Capo del governoMargaret Thatcher
PredecessoreTony Newton
SuccessoreNicholas Scott

Membro del Parlamento
Durata mandato3 maggio 1979 –
7 giugno 2001
PredecessoreDavid Renton
SuccessoreJonathan Djanogly
CollegioHuntingdonshire (1979–1983)
Huntingdon
(1983–2001)
Sito istituzionale

Dati generali
Prefisso onorificoThe Right Honourable
Suffisso onorificoKG CH
Partito politicoConservatore
ProfessioneBanchiere

Sir John Roy Major (Londra, 29 marzo 1943) è un politico britannico.

Membro del Partito Conservatore, è stato Primo ministro del Regno Unito dal 28 novembre 1990 al 2 maggio 1997. È stato inoltre ministro nei precedenti governi conservatori guidati da Margaret Thatcher nel ruolo di Segretario Capo del Tesoro, Segretario di Stato per gli Affari Esteri e del Commonwealth e Cancelliere dello Scacchiere.

Nacque a St Helier, nel Surrey, Major crebbe a Brixton. Inizialmente lavorò come addetto alle assicurazioni e poi al London Electricity Board, prima di diventare dirigente presso la Standard Chartered Bank. Fu eletto per la prima volta alla Camera dei comuni in occasione delle elezioni generali del 1979. Prestò servizio come segretario parlamentare privato, assistente whip e ministro di stato per la sicurezza sociale. Nel 1987 entrò a far parte del gabinetto come segretario capo al tesoro. Fu promosso segretario agli esteri due anni dopo. Appena tre mesi dopo, nell'ottobre del 1989 venne nominato Cancelliere dello Scacchiere, dove presentò il bilancio del 1990.

Quando Margaret Thatcher comprese che la sua eventuale rielezione alla guida dei tories avrebbe provocato una grave lacerazione nel partito, decise di proporre Major per la leadership. Il 22 novembre 1990 la Thatcher si dimise da entrambi gli incarichi e Major le subentrò dopo aver vinto le elezioni per la guida del Partito Conservatore, sbaragliando Michael Heseltine, che aveva dato filo da torcere alla Lady di ferro. Presiedette la partecipazione britannica alla guerra del Golfo nel marzo del 1991 e partecipò ai negoziati per il trattato di Maastricht nel dicembre del 1991.[2] Guidò i conservatori alla quarta vittoria elettorale consecutiva, dove ottennero il maggior numero di voti (14 000 000) nella storia elettorale britannica. Nonostante questo, la maggioranza alla Camera dei comuni si ridusse. Poco dopo, nonostante fosse un convinto sostenitore del meccanismo di cambio europeo, il suo governo fu responsabile dell'uscita britannica dallo SME per le conseguenze del mercoledì nero del 16 settembre 1992. Questo evento portò a una perdita di fiducia nelle politiche economiche conservatrici e Major non fu mai in grado di ottenere nuovamente un ruolo guida nei sondaggi di opinione.

Nonostante la ripresa della crescita economica e altri successi come l'inizio del processo di pace nell'Irlanda del Nord, verso la metà degli anni '90, il Partito Conservatore fu coinvolto in scandali che coinvolsero vari parlamentari e ministri. Le critiche alla leadership di Major raggiunsero un tale tono che egli scelse di dimettersi dalla guida del partito nel giugno del 1995, sfidando i suoi critici a sostenerlo o sfidarlo. Fu debitamente contestato da John Redwood ma venne rieletto. A quel tempo, il Partito Laburista aveva abbandonato la sua ideologia socialista e sotto la guida di Tony Blair si spostò al centro. I laburisti vinsero un gran numero di elezioni suppletive, privando nel dicembre del 1996 il governo di Major della maggioranza.[3] Major perse le elezioni generali del 1997. Fu una delle più grandi sconfitte elettorali dopo la riforma del 1832.

Major venne sostituito da William Hague come leader del Partito Conservatore nel giugno del 1997. Nel 1999 un sondaggio della BBC Radio 4 lo classificò al 17º posto fra i 19 Primi ministri britannici del XX secolo.[4] Dopo le elezioni generali del 2001 si ritirò dalla Camera dei Comuni. Rivestì il ruolo di capo della divisione europea del gruppo di Private Equity The Carlyle Group fino al 2004.

  1. ^ Dal 20 luglio 1995 al 2 maggio 1997
  2. ^ European Council (Maastricht), su Hansard, 11 dicembre 1991. URL consultato il 17 maggio 2011.
  3. ^ The Major minority, su The Independent, 13 dicembre 1996. URL consultato il 23 ottobre 2017.
  4. ^ Churchill 'greatest PM of 20th Century', BBC, 26 dicembre 1999. URL consultato il 20 ottobre 2018.

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