Johnny Cash

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«Hello, I’m Johnny Cash»

Johnny Cash
Johnny Cash nel 1968
NazionalitàBandiera degli Stati Uniti Stati Uniti
GenereCountry
Americana
Gospel
Blues
Outlaw country
Folk
Rhythm and blues
Talking blues
Periodo di attività musicale1955 – 2003
Strumentovoce, chitarra
EtichettaSun, Columbia, Mercury, American, House of Cash, Legacy Recordings
Album pubblicati192
Studio67
Live16
Colonne sonore4
Raccolte105
Sito ufficiale

Johnny Cash (nato J. R. Cash[1]; Kingsland, 26 febbraio 1932Nashville, 12 settembre 2003) è stato un cantautore, chitarrista, attore, scrittore e poeta statunitense.

Soprannominato "The Man in Black", in virtù della sua preferenza nel vestire abiti neri[2], Johnny Cash è ritenuto uno dei più influenti cantautori del XX secolo oltre ad essere uno dei più popolari, con vendite stimate di oltre 100 milioni di dischi in tutto il mondo[3].

Nella sua carriera si è imposto come una delle figure più rappresentative nell'ambito della cultura di massa statunitense[4] ed ha inoltre spaziato in numerosi altri campi oltre a quello musicale, tra i quali la poesia, la scrittura e il cinema.[5]

Assieme al suo gruppo di supporto, i The Tennessee Three, Cash si impose come il principale "cantastorie" della sua epoca[6], incidendo numerosi brani di grande successo tra i quali I Walk the Line, Folsom Prison Blues, Ring of Fire, Get Rhythm, Man in Black e The Man Comes Around.[7]

Cash era una figura atipica nella musica popolare statunitense del XX secolo; pur essendo un cristiano dalle convinzioni evangeliche tradizionali e assiduo cantante gospel, in particolare assieme al suo gruppo i The Statler Brothers,[8] egli era rispettato e riverito sia da icone della cultura alternativa che da importanti figure della cultura dominante.[9]

Sebbene sia principalmente ricordato come un'icona della musica country, il suo repertorio spaziava attraverso generi quali rock and roll, rockabilly, blues, folk, talking blues e gospel. Questa poliedricità di stili valse a Cash il raro onore di essere introdotto contemporaneamente nella Country Music Hall of Fame, nella Rock and Roll Hall of Fame e nella Gospel Music Hall of Fame.[10]

Nonostante l'immagine austera ed autorevole, incise anche alcuni pezzi dal taglio umoristico come One Piece at a Time e A Boy Named Sue; duetti con la futura moglie June Carter e, nell'ultima parte di carriera, sorprendenti reinterpretazioni di brani di artisti rock contemporanei, come Hurt dei Nine Inch Nails, Personal Jesus dei Depeche Mode, Rusty Cage dei Soundgarden e One degli U2.[11]

Cash fu anche conduttore del programma televisivo musicale The Johnny Cash Show, in onda dal 1969 al 1971 e che prevedeva numerosi ospiti d'eccezione tra i quali Bob Dylan, Tom Jones, Louis Armstrong e numerosi altri.[12]

  1. ^ (EN) Johnny Cash, in Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Modifica su Wikidata
  2. ^ Valter Binaghi, Francesco Binaghi, Johnny Cash; The Man in Black, Arcana, Roma, 2010, ISBN 978-88-6231-112-0
  3. ^ johnnycash.com
  4. ^ (EN) Johnny Cash, su Country Music Hall of Fame and Museum. URL consultato il 17 febbraio 2024.
  5. ^ (EN) Will Hodge, Johnny Cash: Inside the Country Legend's Forgotten Poetry, su Rolling Stone, 21 novembre 2016. URL consultato il 17 febbraio 2024.
  6. ^ (it) Johnny Cash, the greatest storyteller, su Guitars Exchange. URL consultato il 10 maggio 2024.
  7. ^ (EN) Johnny Cash & the Tennessee Two Songs, Albums, Reviews, Bio & More, su AllMusic. URL consultato il 15 aprile 2024.
  8. ^ Clapp, R (2008), Johnny Cash and the great American contradiction: Christianity and the battle for the soul of a nation, Louisville, KY: Westminster John Knox, ISBN 978-0-664-23657-1.
  9. ^ J. Mulligan, Johnny Cash: American VI: Ain't No Grave (album review), entertainment.ie, 24 febbraio 2010. URL consultato il 22 marzo 2010.
  10. ^ Pareles, 1994
  11. ^ Alessandro Poggiani, 20 anni senza Johnny Cash, "The Man in Black", su Agrpress, 12 settembre 2023. URL consultato il 7 febbraio 2024.
  12. ^ (ES) Johnny Cash The Official Concert Experience, su Johnny Cash The Official Concert Experience. URL consultato il 7 febbraio 2024.

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