Jorge Francisco Isidoro Luis Borges Acevedo, noto semplicemente come Jorge Luis Borges (IPA: [ˈxorxe ˈlwis ˈborxes], ; Buenos Aires, 24 agosto 1899 – Ginevra, 14 giugno 1986), è stato uno scrittore, poeta, saggista e traduttore argentino.
Le opere di Borges hanno contribuito alla letteratura filosofica e al genere fantastico. Il critico Ángel Flores, primo ad utilizzare l'espressione "realismo magico" per definire quel genere che intende rispondere al realismo e al naturalismo dominante del XIX secolo[1][2], considera come inizio di tale movimento la pubblicazione del libro di Borges Storia universale dell'infamia (Historia universal de la infamia)[2].
È ritenuto uno dei più importanti e influenti scrittori del XX secolo,[3] ispirato tra gli altri da Macedonio Fernández, Rafael Cansinos Assens, dalla letteratura inglese (Chesterton, De Quincey, Kipling, Stevenson, Shaw, Wells, Wilde), da quella tedesca (Schopenhauer, Heine, Kafka) e dal taoismo. Narratore, poeta e saggista, è famoso sia per i suoi racconti fantastici, nei quali ha saputo coniugare idee filosofiche e metafisiche con i classici temi del fantastico (quali: il doppio, le realtà parallele del sogno, i libri misteriosi e magici, gli slittamenti temporali)[4], sia per la sua più ampia produzione poetica, dove, come afferma Claudio Magris, si manifesta "l'incanto di un attimo in cui le cose sembra stiano per dirci il loro segreto"[5].
Oggi l'aggettivo «borgesiano» definisce una concezione della vita come opera d'invenzione, menzogna, contraffazione spacciata per veritiera (come nelle sue famose recensioni di libri immaginari, o le biografie inventate), fantasia o reinvenzione della realtà.
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