Leggi Jim Crow

Una fermata dell'autobus a Durham, in Carolina del Nord nel maggio 1940.

Le leggi Jim Crow furono delle leggi locali e dei singoli Stati meridionali degli Stati Uniti d'America emanate principalmente per mano del Partito Democratico statunitense tra il 1876 e il 1965.[1][2][3] Di fatto servirono a creare e mantenere la segregazione razziale in tutti i servizi pubblici, istituendo uno status definito di "separati ma uguali" per i neri americani e per gli appartenenti a gruppi razziali diversi dai bianchi.

Alcuni esempi di leggi Jim Crow furono la separazione nelle scuole pubbliche, nei luoghi pubblici e sui mezzi di trasporto e la differenziazione dei bagni e dei ristoranti tra quelli per bianchi e quelli per neri. Anche all'interno dell'esercito venne applicata la segregazione razziale. Le leggi Jim Crow erano distinte dai Codici neri del periodo 1800-66 che a loro volta avevano ridotto i diritti e le libertà civili degli afroamericani.

La segregazione razziale organizzata dagli Stati nelle scuole fu dichiarata incostituzionale dalla Corte Suprema nel 1954, con la sentenza Brown contro Board of Education. In generale, le leggi Jim Crow rimanenti furono abrogate dalla legge sui diritti civili del 1964[4] e dalla Voting Rights Act del 1965.

  1. ^ (EN) Justice Network - Jim Crow laws 1876 - 1965, su www.nosue.org. URL consultato il 28 agosto 2023.
  2. ^ (EN) Carmel Henry, A Brief History of Civil Rights in the United States, su library.law.howard.edu. URL consultato il 28 agosto 2023.
  3. ^ The Rise and Fall of Jim Crow, su thirteen.org.
  4. ^ Civil Rights Act of 1964, su finduslaw.com. URL consultato l'11 febbraio 2009 (archiviato dall'url originale il 21 ottobre 2010).

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