Lenin

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Lenin
Lenin nel 1920

Presidente del Consiglio dei commissari del popolo dell'URSS
Durata mandato30 dicembre 1922 –
21 gennaio 1924
PredecessoreCarica istituita
SuccessoreAleksej Rykov

Presidente del Consiglio dei commissari del popolo della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa
Durata mandato8 novembre 1917 –
21 gennaio 1924
PredecessoreCarica istituita
SuccessoreAleksej Rykov

Segretario generale del PCUS (bolscevico 1906-1922)
Durata mandato8 novembre 1906 (de facto) –
3 aprile 1922
Predecessorecarica creata
SuccessoreIosif Stalin

Dati generali
Partito politicoPartito Operaio Socialdemocratico Russo
(1889-1918)
Partito Comunista Russo (bolscevico)
(1918-1924)
Titolo di studioLaurea in Giurisprudenza
UniversitàUniversità statale di San Pietroburgo
Università Imperiale di Kazan'
Classico Ginnasio di Simbirsk
FirmaFirma di Lenin
Lenin in un iconico discorso nel 1920

Lenin (letto /ˈlɛnin/[1][2] o più raramente /ˈljɛnin/[2]; in russo Ленин?, [ˈlʲenʲɪn]), pseudonimo di Vladimir Il'ič Ul'janov () (in russo Владимир Ильич Ульянов?; Simbirsk, 22 aprile 1870, 10 aprile del calendario giuliano[3]Gorki, 21 gennaio 1924), è stato un rivoluzionario, politico, filosofo e scrittore russo, poi sovietico, talvolta menzionato come Vladimir Lenin o come Nikolaj Lenin[4].

Fu Primo ministro della Repubblica russa dal 1917 al 1918, della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa dal 1918 al 1922 e dell'Unione Sovietica dal 1922 al 1924. Sotto la sua guida la Russia, e in seguito l'Unione Sovietica, diventò uno Stato socialista monopartitico governato dal Partito Comunista dell'Unione Sovietica. Ideologicamente marxista, le sue teorie politiche sono state poi riconosciute nella dottrina politica del "leninismo".

Nato a Simbirsk da una famiglia borghese, suo nonno materno era un ebreo convertitosi al cristianesimo ortodosso[5]; Lenin si interessò alla politica socialista rivoluzionaria dopo l'esecuzione di suo fratello avvenuta nel 1887. Espulso dall'Università di Kazan' per aver partecipato alle proteste contro il regime zarista dell'Impero russo, dedicò gli anni successivi al conseguimento di una laurea in giurisprudenza. Nel 1893 si trasferì a San Pietroburgo, dove divenne una figura di alto livello nel Partito Operaio Socialdemocratico Russo (POSDR), un movimento di stampo marxista. Arrestato per sedizione nel 1895 ed esiliato a Šušenskoe per tre anni, sposò Nadežda Krupskaja. Al termine dell'esilio si trasferì in Europa occidentale, dove grazie alle sue numerose pubblicazioni divenne un teorico politico di primo piano.

Nel 1903 assunse un ruolo chiave in una scissione del POSDR per via di alcune differenze ideologiche, leader della fazione bolscevica contro il menscevismo di Julij Martov. Incoraggiò l'insurrezione della fallita rivoluzione russa del 1905, in seguito promosse una campagna affinché la prima guerra mondiale fosse trasformata in una rivoluzione proletaria a livello europeo che, come il marxismo riteneva, avrebbe comportato il rovesciamento del capitalismo e la sua sostituzione con il socialismo. Dopo la rivoluzione russa di febbraio del 1917 che portò alla caduta della monarchia zarista e all'istituzione di un governo provvisorio, Lenin fece ritorno in Russia per una campagna per la rimozione del nuovo regime a favore di un governo bolscevico guidato dai soviet.

Lenin assunse un ruolo di primo piano nella rivoluzione d'ottobre del 1917, nella caduta del governo provvisorio e nella creazione di uno Stato socialista guidato dal nuovo partito comunista. Il suo governo abolì l'Assemblea costituente della Russia, con la firma del trattato di Brest-Litovsk ritirò il Paese dalla prima guerra mondiale e concesse un'indipendenza temporanea alle nazioni non russe precedentemente sotto il controllo russo. Ridistribuì i terreni tra i contadini e nazionalizzò la grande industria. Durante il periodo della guerra civile, gli avversari politici vennero soppressi tramite una campagna orchestrata dalla Čeka; decine di migliaia di dissidenti vennero uccisi.

Il governo di Lenin si dimostrò vittorioso nella guerra civile russa combattuta tra il 1917 e il 1922 contro l'esercito zarista. Quest'ultimo poteva inoltre contare sul supporto di Francia, Italia, Regno Unito, Stati Uniti e molte altre nazioni ostili alla causa socialista. Per rispondere alle carestie e alle rivolte popolari nel 1921 Lenin introdusse un sistema economico misto con la nuova politica economica. Il governo guidato da Lenin creò inoltre l'Internazionale Comunista e condusse la guerra difensiva contro l'aggressione polacca del 1919, oltre a cercare di tenere uniti gli Stati vicini andando nel 1922 a costituire l'Unione Sovietica.

Rientra nella politica leninista di tale periodo anche la presa di posizione a favore dell'Afghanistan contro gli inglesi in ritirata nel 1919. Lenin fu uno dei primi statisti a riconoscere l'indipendenza dell'emirato montagnoso che si liberava della tutela inglese. A tale momento storico risalgono i legami di amicizia russa - afgana che caratterizzerà ad alterne vicende la storia internazionale fino al 1989, quando i Mujaheddin, con il supporto economico e militare americano (invii di denaro e armi), costrinsero l'Unione Sovietica a ritirare le proprie truppe dal paese.[6]

Tra le figure più influenti della storia, Lenin è stato oggetto postumo di un gigantesco culto della personalità all'interno dell'Unione Sovietica (voluto dal suo successore Stalin, sebbene Lenin in vita lo rigettasse), fino alla sua dissoluzione avvenuta nel 1991. Divenne una figura ideologica dietro al marxismo-leninismo: ebbe, dunque, un'influenza di primo piano nel corso del movimento comunista internazionale.

  1. ^ Bruno Migliorini et al., Scheda sul lemma "Lenin", in Dizionario d'ortografia e di pronunzia, Rai Eri, 2010, ISBN 978-88-397-1478-7.
  2. ^ a b Luciano Canepari, Lenin, in Il DiPI: dizionario di pronuncia italiana, Bologna, Zanichelli, 1999, ISBN 88-08-09344-1.
  3. ^ Nelle zone appartenute all'Impero russo il calendario gregoriano venne introdotto il 14 febbraio 1918.
  4. ^ Lenin su Dizionario di filosofia della Treccani
  5. ^ Enrico Franceschini, Così Lenin scoprì di essere ebreo, su la Repubblica, 1º aprile 1997. URL consultato il 14 dicembre 2019.
  6. ^ JulesPecnard, L'Afghanistan fossoyeur du colosse sovétique, sta in Marianne n. 1324, Du 28 juillet au 3 août 2022.

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