Ludwig Binswanger

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Ludwig Binswanger

Ludwig Binswanger (Kreuzlingen, 13 aprile 1881Kreuzlingen, 5 febbraio 1966) è stato uno psichiatra, psicologo e filosofo svizzero.

Figlio di Robert Johann Binswanger (1850–1910), tedesco di origine ebraica[1], e di Bertha Hasenclever (1847–1896).

Massimo esponente dell'analisi esistenziale e della psichiatria fenomenologica, fu oppositore della nosografia psichiatrica di Emil Kraepelin, in ciò traendo spunto in un primo momento dall'esistenzialismo di Heidegger e, dopo le critiche di quest'ultimo alla sua interpretazione di Essere e Tempo presente nei "Seminari di Zollikon", interessandosi alla fenomenologia di Husserl per la ricerca nel campo della salute mentale; oggetto del suo studio fu in particolare la schizofrenia.

Per Binswanger, poiché nel suo esistere l'uomo è sempre in un rapporto non disinteressato nei confronti delle cose, degli oggetti della realtà in cui è gettato, i quali vengono sempre ad assumere, per lui, significati e valori, ed essendo l'esistenza concepita in termini di possibilità,[2] la malattia mentale è uno dei modi di porsi dell'essere umano, una modalità del suo essere-nel-mondo, una peculiare disposizione soggettiva o un atteggiamento individuale nei confronti della realtà e della vita interpersonale, all'interno dell'esistenza stessa. Il rispetto del mondo dello psicotico e dei suoi modi di essere, è il principio fondamentale della visione di Binswanger, che lo condurrà appunto ad un'analisi fenomenologica dell'esistenza umana. Invero, la fenomenologia e l'esistenzialismo, quali correnti filosofiche, saranno i presupposti cardine del suo indirizzo, per il quale l'uomo è essere-nel-mondo la cui esistenza rappresenta la condizione medesima dell'essere e della conoscenza; in questo senso, anche la psicopatia è un modo di essere nel mondo in quanto il malato è un soggetto che sta fornendo la sua risposta, unica e irripetibile, al fondamento stesso dell'esistenza.[3][4]

Rispetto a Freud, Binswanger non condivide l'idea secondo cui la psiche dell'individuo sia mossa in modo esclusivo dall'Es e dalle sue pulsioni. Egli definisce – d'accordo con Karl Jaspers – l'uomo freudiano come "uomo natura" ridotto a oggetto di ricerca naturalistica, chiuso tra pulsione e illusione. Per Binswanger deve esserci qualcosa di più, una dinamica diversa che provoca piacere. Sente quindi l'esigenza di effettuare un'analisi epistemologica approfondita dello statuto fondazionale della psicologia, prendendo in considerazione, oltre ad alcune correnti della filosofia, il , il piacere e gli oggetti. Per Binswanger, la fenomenologia è la base fondativa della psicopatologia e di ogni possibile psicoterapia.[5]

  1. ^ Klaus Hoffmann, "The Burghölzli School: Bleuler, Jung, Spielrein, Binswanger and others" in Yrjö O. Alanen, Manuel González de Chávez, Ann-Louise S. Silver, Brian Martindale (ed.), Psychotherapeutic Approaches to Schizophrenic Psychoses: Past, Present and Future, Routledge (2009), p. 44
  2. ^ Cfr. Pier Aldo Rovatti (a cura di), Dizionario Bompiani dei Filosofi Contemporanei, Bompiani, Milano, 1990, pp. 51-52.
  3. ^ Cfr. Aldo Carotenuto, Dizionario Bompiani degli Psicologi Contemporanei, Bompiani, Milano, 1992, pp. 44-45.
  4. ^ Cfr. pure Gianni Vattimo, Maurizio Ferraris, Diego Marconi (a cura di), Enciclopedia Garzanti di Filosofia, Nuova edizione riveduta e aggiornata, Garzanti Editore, Milano, 1993, p. 116.
  5. ^ Cfr. Mario Rossi Monti, "Psicoterapia è fenomenologia?", in: Giorgio G. Alberti, Tullio Carere-Comes (a cura di), Il futuro della psicoterapia tra integrità e integrazione. Atti del I Congresso Nazionale della Sezione Italiana SEPI-Society for the Exploration of Psychotherapy Integration, FrancoAngeli, Milano, 2003, Cap. 7, pp. 95-106.

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