Marco Pantani | ||||||||||
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Nazionalità | ![]() | |||||||||
Altezza | 172 cm | |||||||||
Peso | 57 kg | |||||||||
Ciclismo ![]() | ||||||||||
Specialità | Strada | |||||||||
Carriera | ||||||||||
Squadre di club | ||||||||||
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Nazionale | ||||||||||
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Palmarès | ||||||||||
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Marco Pantani (Cesena, 13 gennaio 1970[1] – Rimini, 14 febbraio 2004) è stato un ciclista su strada italiano, con caratteristiche di scalatore puro[2]. Soprannominato "il Pirata" (o anche "Pantadattilo", appellativo attribuitogli dal giornalista Gianni Mura[3][4]), è considerato tra i più forti scalatori puri di ogni tempo per i suoi record in salita e i riconoscimenti da parte di altri corridori.
Professionista dal 1992 al 2003, ottenne in tutto 46 vittorie in carriera, con i migliori risultati nelle corse a tappe. Si consegnò alla storia per esser entrato nel ristretto novero di atleti in grado di centrare la cosiddetta "doppietta Giro-Tour"[5], trionfando nei giri d'Italia e di Francia nella stessa annata (1998); cronologicamente, è stato l'ultimo ciclista (dopo Fausto Coppi, Jacques Anquetil, Eddy Merckx, Bernard Hinault, Stephen Roche e Miguel Indurain) a riuscire nell'impresa. Vinse inoltre la medaglia di bronzo ai mondiali in linea del 1995. Suoi sono i tempi d'ascesa più veloci su due delle vette più prestigiose del Tour, il Mont Ventoux (46:00)[6] e l'Alpe d'Huez (36:50)[7]. Charly Gaul, al quale Pantani contende spesso il titolo di più grande scalatore della storia, riconobbe le superiori doti di Pantani[8], così come ha fatto il contemporaneo e suo avversario Lance Armstrong[9]. Anche le sue doti di fondo e di recupero, oltreché di scattista[10] e discesista[11], sono state ampiamente riconosciute.
La sua carriera fu costellata da incidenti e contrattempi più o meno gravi, che a più riprese resero difficile (ma appassionante per il pubblico[12]) il suo ritorno alle gare. Escluso dal Giro d'Italia 1999 a causa di un valore di ematocrito al di sopra del consentito, risentì del clamore mediatico suscitato dalla vicenda. Pur tornato alle gare l'anno seguente, raggiunse solo sporadicamente i livelli cui era abituato, chiudendosi molto e abbandonandosi nella vita privata all'uso di droghe, come la cocaina. Caduto in depressione, morì il 14 febbraio 2004 a Rimini[13] per intossicazione acuta da cocaina e psicofarmaci antidepressivi[14] con conseguente edema polmonare e cerebrale, così come provato dall'autopsia del 2004 e da una successiva perizia medico-legale del 2015[14]. Le circostanze della sua morte, al pari di quelle della sua esclusione dal Giro 1999, sono ancora oggetto di dibattito[15][16].
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