Marija Aleksandrovna Spiridonova

Marija Aleksandrovna Spiridonova

Marija Aleksandrovna Spiridonova (in russo Мария Александровна Спиридонова?; Tambov, 16 ottobre 1884Orël, nei boschi detti Medvedevskij les, 11 settembre 1941) è stata una rivoluzionaria russa di ispirazione socialista-populista.

Entrata giovanissima in una squadra di combattimento del Partito dei socialisti rivoluzionari di Tambov, nel 1906 ferì mortalmente, in un attentato, il responsabile della sicurezza di un distretto della provincia, Gavriil Nikolaevič Luženovskij (1871-1906), il quale aveva represso nel sangue gli scioperi agrari dell'anno precedente. Arrestata, subì gravi sevizie da parte delle forze dell'ordine, divenendo una sorta di eroina agli occhi del movimento rivoluzionario, e non solo.

Condannata a morte con sentenza poi commutata nei lavori forzati a vita in Siberia, fu liberata nel 1917 in seguito all'amnistia decretata dopo la rivoluzione di febbraio, e divenne ben presto uno dei capi dei socialisti rivoluzionari di sinistra, l'ala scissionista del partito che si alleò brevemente con i bolscevichi dopo la realizzazione della rivoluzione d'ottobre. Fu, insieme ad Aleksandra Kollontaj, l'unica donna a svolgere un ruolo davvero di primo piano durante la rivoluzione,[1] e fu anche la candidata della sinistra alla presidenza dell'Assemblea costituente, battuta però dal socialista rivoluzionario centrista Viktor Černov.[2]

Dopo la rottura dell'alleanza con i bolscevichi nel 1918, la Spiridonova fu ripetutamente arrestata, imprigionata, brevemente internata in manicomio, inviata in esilio interno ed infine giustiziata sommariamente nel 1941, nella recrudescenza del terrore staliniano seguita all'invasione tedesca, venendo anche sottoposta ad una sorta di damnatio memoriae.[info 1] Le vicende degli ultimi vent'anni della sua vita si sono potute gradualmente tracciare solo dopo la fine dello stalinismo prima e dell'Unione Sovietica poi. Nella sua monumentale Storia del pensiero socialista, nel 1958, George Douglas Howard Cole era stato costretto ad annotare, con riferimento al periodo successivo al 1920: «Che cosa le accadde in seguito non si sa».[3] Ancora vent'anni dopo, Richard Stites non era in grado di precisare con certezza la data di morte, limitandosi a fornire due diverse ipotesi, 1937 e 1941.[4][info 2]

  1. ^ Cole, IV2, p. 445.
  2. ^ Cole, IV1, p. 209.
  3. ^ Cole, IV1, p. 219.
  4. ^ Stites, p. 313, nota 12.


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