Movimento per i diritti civili degli afroamericani

Manifestanti con cartelli durante la marcia su Washington, 1963.

Il movimento per i diritti civili degli afroamericani (noto anche come movimento per i diritti civili degli anni sessanta, in lingua inglese 1960s Civil Rights Movement) consta di movimenti sociali negli Stati Uniti i cui obiettivi erano porre fine alla segregazione razziale e alla discriminazione contro gli afroamericani, per garantire il riconoscimento legale e la protezione federale dei diritti di cittadinanza elencati nella Costituzione. Il movimento è anacronisticamente attribuito agli “afroamericani”, anacronisticamente perché tale termine entrò nel linguaggio comune statunitense soltanto qualche decennio più tardi.

Generalmente, la leadership di questi movimenti era nelle mani di un esponente afroamericano, ma gran parte del sostegno politico e finanziario provenne dai sindacati (guidati da Walter Reuther), da alcune associazioni religiose e da importanti uomini politici bianchi, come Hubert Humphrey e Lyndon B. Johnson.

Il movimento è stato caratterizzato da importanti campagne di resistenza civile. Tra il 1955 e il 1968, gli atti di protesta non violenta e la disobbedienza civile hanno prodotto situazioni di crisi e dialoghi produttivi tra gli attivisti e le autorità governative. Imprese, governi e comunità locali, statali e federali spesso hanno dovuto rispondere immediatamente a queste situazioni che hanno evidenziato le ingiustizie affrontate dagli afroamericani. Tra le forme di protesta e/o di disobbedienza civile è degno di nota il boicottaggio degli autobus a Montgomery (1955-1956) in Alabama, così come il "sit-in" del 1960 a Greensboro nella Carolina del Nord e i vari cortei, tra cui la marcia da Selma a Montgomery (1965) in Alabama.

Importanti traguardi raggiunti grazie a questi movimenti includono il disegno di legge Civil Rights Act del 1964,[1] che vietò la discriminazione basata sulla razza, il colore della pelle, la religione, il sesso o le origini in ogni pratica di lavoro, per non parlare della fine della diseguale registrazione degli elettori e della segregazione nelle scuole, sul posto di lavoro e nelle aree pubbliche. L'anno seguente, nel 1965, fu approvato il Voting Rights Act, che restaurò la tutela del diritto di voto esteso a tutti i cittadini americani; dello stesso anno sono anche la legge sull'immigrazione, che ha aperto un ingente flusso di immigrati provenienti da diverse aree del Nord Europa e il Fair Housing Act del 1968 che vietò la discriminazione nella vendita o nella locazione di abitazioni.

Nonostante tali movimenti si siano registrati prevalentemente nel Sud, le proteste ispirarono i giovani di tutti gli Stati Uniti e del resto del mondo, guidando molte associazioni europee alle rivolte degli anni Sessanta. Molte rappresentazioni popolari del movimento sono incentrate sulla leadership e sulle predicazioni di Martin Luther King Jr., che vinse il Premio Nobel per la pace nel 1964 per il suo ruolo nel movimento divenendo una guida nonché fonte di ispirazione per molti altri leader a venire.[2]


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