Nirvana

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«Quando un monaco ha compreso ciò che è sorto, e non ha più brama alcuna per questa o altre vite, attraverso la scomparsa di ciò che è sorto, egli non va più incontro a nuove esistenze»

Statua del Buddha Shakyamuni del monastero di Baolian, nell'isola di Lantau, Hong Kong, Cina

Il nirvana[1][2][3][4][5], dal sanscrito nirvāṇa (devanāgarī: निर्वाण, pāli: निब्बान nibbāna, cinese: 湼槃S, nièpánP, coreano: 열반?, 涅槃?, yeolbanLR, yŏlbanMR, giapponese: 涅槃 nehan, vietnamita: niết-bàn) esprime un concetto proprio delle religioni buddista e giainista, successivamente introdotto anche nell'induismo. Ha un ruolo fondante soprattutto nel buddismo, dove possiede il significato di 'estinzione' (da nir + va, cessazione del soffio, estinzione). Secondo una diversa etimologia proposta da un commentario buddista di scuola Theravāda, significa libertà dal desiderio (nir + vana)[6].

  1. ^ «Nirvana», in Il nuovo Zingarelli, Bologna, Zanichelli, 1983, p. 1237
  2. ^ Nirvana, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 25 dicembre 2022.
  3. ^ Aldo Gabrielli, Nirvana, su Dizionario della Lingua Italiana, Hoepli. URL consultato il 27 dicembre 2022 (archiviato dall'url originale l'8 luglio 2012).
  4. ^ Nirvana, su Il Sabatini Colletti. Dizionario della lingua italiana.
  5. ^ Bruno Migliorini, Nirvana, su Dizionario d'ortografia e pronunzia. URL consultato il 26 aprile 2010 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).
  6. ^ Dalla voce nibbāna del Buddhist Dictionary - Manual of Buddhist Terms & Doctrines del ven. Ñanatiloka Thera.

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