Noumeno

Nella filosofia di Platone, il noumeno (AFI: /noˈumeno/;[1][2] dal greco νοούμενον,[3] nooúmenon, participio presente medio-passivo di νοέω, "io penso, pondero, considero"[4]) rappresenta una specie intelligibile o idea e indica tutto ciò che non può essere percepito nel mondo tangibile, ma a cui si può arrivare solo tramite il ragionamento. Il noumeno, come concetto, fonda l'idea di metafisica in Platone.

Secondo Sesto Empirico, già Anassagora avrebbe contrapposto ciò che è pensato (νοούμενα) a ciò che appare (φαινόμενα = i fenomeni).[5]

  1. ^ Bruno Migliorini et al., Scheda sul lemma "noumeno", in Dizionario d'ortografia e di pronunzia, Rai Eri, 2010, ISBN 978-88-397-1478-7.
  2. ^ Luciano Canepari, noumeno, in Il DiPI: dizionario di pronuncia italiana, Bologna, Zanichelli, 1999, ISBN 88-08-09344-1.
  3. ^ Il termine compare, ad esempio, nel Parmenide (132c), nel Timeo (51d), nella Repubblica, (libro VI, 508c).
  4. ^ Lorenzo Rocci, Vocabolario Greco Italiano, ed. Dante Alighieri.
  5. ^ "Noi contrapponiamo ciò che è pensato a ciò che appare, come Anassagora all'essere bianca la neve, contrapponeva che la neve è acqua congelata e che l'acqua è nera, anche la neve è dunque nera." Πυῤῥώνειοι ὑποτυπώσεις (Schizzi pirroniani), Libro I, 33.

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