Omero

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Ritratto immaginario di Omero, copia romana del II secolo d.C. di un'opera greca del II secolo a.C. Conservato al Museo archeologico nazionale di Napoli.

«Fanciulle, qual valente cantore tra voi s'aggira, più soave tra tutti, e che più gaie vi rende?
È un cieco, e dimora nella pietrosa Chio.»

Omero (in greco antico: Ὅμηρος?, Hómēros, pronuncia: ['home:ros], VIII secolo a.C.) è stato un poeta greco antico storicamente identificato come l'autore dell'Iliade e dell'Odissea, i due massimi poemi epici della letteratura greca. Nell'antichità gli furono attribuite anche altre opere, tra cui i cosiddetti Inni omerici, i poemetti giocosi Batracomiomachia e Margite e diversi poemi del ciclo epico.[1]

In breve, l'Iliade parla degli ultimi 51 giorni del decimo e ultimo anno della famosa Guerra di Troia, mentre l'Odissea parla del viaggio di Ulisse (Odisseo).

L'effettiva paternità della sua opera fu già posta in dubbio nei tempi antichi (dal III sec. a.C., presso la scuola filologica di Alessandria d'Egitto). In epoca moderna, a partire dalla seconda metà del Seicento, si iniziò a mettere in discussione l'esistenza stessa del poeta, inaugurando la cosiddetta questione omerica.

La lingua con cui sono scritte le sue due opere, l'Iliade e l'Odissea, è la lingua omerica, lingua esclusivamente letteraria dai caratteri compositi che presenta tratti dei principali dialetti greci.

  1. ^ Omero Archiviato il 10 gennaio 2014 in Internet Archive..

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