Orfeo

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Orfeo
Orfeo circondato dagli animali. Mosaico pavimentale romano, Museo archeologico di Palermo.
Nome orig.Ὀρφεύς
Caratteristiche immaginarie
Specieumana
Sessomaschio
Luogo di nascitaTracia
Professionecantore e argonauta
Bassorilievo in marmo di epoca romana, copia di originale greco del 410 a.C., che rappresenta Ermes, Euridice e Orfeo. L'opera originale, probabilmente di Alcamene, è andata perduta. Questo bassorilievo, conservato presso il Museo archeologico di Napoli, è tra le testimonianze che attesterebbero l'esito negativo della catabasi di Orfeo già a partire dal V secolo a.C. Qui Orfeo voltatosi verso Euridice, le alza il velo, forse per verificare l'identità della donna e quindi la perde. Secondo l'opinione di Cristopher Riedweg[1] sarebbe infatti evidente che Ermes a questo punto trattenga per un braccio la sposa di Orfeo, che volge quindi il piede destro per tornare indietro.
Orfeo ritratto in un kratēr (κρατήρ) attico a figure rosse risalente al V secolo a.C. e oggi conservato presso il Metropolitan Museum di New York. Orfeo, che siede a sinistra impugnando la lira (λύρα), veste un abito tipicamente greco, a differenza dell'uomo che gli si pone in piedi davanti che invece indossa un costume tracio. Questo particolare, unitamente alla presenza, a destra, della donna che impugna una piccola falce, può rappresentare una delle varianti della sua leggenda che lo vuole missionario greco in Tracia, ucciso lì dalle donne in quanto escludendole dai suoi riti induceva i loro mariti ad abbandonarle:
«Dicono poi che le donne di Tracia tramavano la sua morte, perché aveva persuaso i loro uomini a seguirlo nei suoi vagabondaggi, ma non osavano passare all'azione per paura dei loro mariti. Ma una volta, riempitesi di vino, attuarono la scellerata impresa. E da quel momento invalse per gli uomini il costume di andare ebbri alle battaglie.»
[3]

Orfeo (in greco antico: Ὀρφεύς Orphéus, pronuncia: [or.pʰeú̯s]; in latino: Orpheus, pronuncia: ['or.pʰeus]; ) è un personaggio della mitologia greca, fondatore e figura chiave dell'orfismo[4]. Si tratta dell'artista per eccellenza, che dell'arte incarna i valori eterni[5], ma anche di uno «sciamano, capace di incantare animali e di compiere il viaggio dell'anima lungo gli oscuri sentieri della morte»[6]. I molteplici temi chiamati in causa dal suo mito - l'amore, l'arte, l'elemento misterico - sono alla base di una fortuna senza pari nella tradizione letteraria, filosofica, musicale, culturale e scultorea dei secoli successivi.

Mappa dei luoghi che, secondo la mitologia, Orfeo avrebbe visitato e legato a sé.
  1. ^ Cristopher Riedweg, Orfeo, in Salvatore De Settis (a cura di), Storia Einaudi dei Greci e dei Romani, vol. 4, Milano-Torino, Il Sole 24 Ore - Einaudi, 2008, p. 1259, SBN IT\ICCU\TO0\1712319.
  2. ^ Pausania, Viaggio in Grecia, traduzione di Salvatore Rizzo, Milano, Rizzoli, 2011, p. 243, ISBN 978-88-17-04635-0.
  3. ^ Anche Conone, f. 45 (115 Frammenti orfici, nella edizione di Otto Kern).
  4. ^ «Orfeo, fondatore dell'Orfismo» è l'incipit della voce nell'Oxford Classical Dictionary (trad. it. Dizionario di antichità classiche, Cinisello Balsamo (Milano), San Paolo, 1995, p. 1521, ISBN 88-215-3024-8.), voce firmata da Nils Martin Persson Nilsson, Johan Harm Croon e Charles Martin Robertson. La voce dell'Oxford Classical Dictionary prosegue precisando: «La sua fama di cantore nella mitologia greca deriva dalle composizioni nelle quali erano esposte le dottrine e le leggende orfiche».
    In modo analogo la Encyclopedia of Religion ( NY, Macmillan, 2005 [1987], pp. 6891 e sgg., ISBN 0-02-865733-0, SBN IT\ICCU\UMC\0030411. ) avvia la voce Orpheus a firma di Marcel Detienne (1987) e Alberto Bernabé (2005): «In the sixth century BCE, a religious movement that modern historians call Orphism appeared in Greece around the figure of Orpheus, the Thracian enchanter.».
    Werner Jaeger evidenzia tuttavia che «nella tarda antichità Orfeo era un nome collettivo il quale più o meno raccoglieva tutto quanto esisteva in fatto di letteratura mistica e di orge liturgiche.» (Cfr. La teologia dei primi pensatori greci, traduzione di Ervino Pocar, Firenze, La Nuova Italia, 1982, p. 100, SBN IT\ICCU\UFI\0058276.).
  5. ^ Marcel Detienne (1987) e Alberto Bernabé, Encyclopedia of Religion, vol. 10, NY, Macmillan, 2005, p. 6892, ISBN 0-02-865743-8.
    «Thus, before he becomes the founding hero of a new religion or even the founder of a way of life that will be named after him, Orpheus is a voice—a voice that is like no other. It begins before songs that recite and recount. It precedes the voice of the bards, the citharists who extol the great deeds of men or the privileges of the divine powers. It is a song that stands outside the closed circle of its hearers, a voice that precedes articulate speech. Around it, in abundance and joy, gather trees, rocks, birds, and fish. In this voice—before the song has become a theogony and at the same time an anthropogony—there is the great freedom to embrace all things without being lost in confusion, the freedom to accept each life and everything and to renounce a world inhabited by fragmentation and division. When representatives of the human race first appear in the presence of Orpheus, they wear faces that are of war and savagery yet seem to be pacified, faces that seem to have turned aside from their outward fury.»
  6. ^ Giulio Guidorizzi, Il mito greco, vol. 1, Milano, Mondadori, 2009, p. 77, ISBN 978-88-04-58347-9.

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