Organizzazione Gladio

Voce principale: Operazione Gladio.
Organizzazione Gladio
Stemma associato all'Organizzazione Gladio, con il motto «Silendo libertatem servo» («In silenzio, proteggo la libertà»)
Attiva1956 - 1990
NazioneBandiera dell'Italia Italia
ContestoGuerra fredda
IdeologiaAnticomunismo
Antisovietismo
Atlantismo
AlleanzeCIA, servizi segreti italiani
Affinità politicheOperazione Gladio
Componenti
FondatoriGoverno statunitense, CIA, Servizio segreto SIFAR
Componenti principalivari uomini politici (tra cui Francesco Cossiga e Paolo Emilio Taviani), militari (Giovanni de Lorenzo), 622 agenti «gladiatori»
Attività
Azioni principalipartecipazione alla guerra fredda: predisposizione di basi e di gruppi di uomini risoluti per impedire un colpo di Stato o un'invasione comunista[1]

L'organizzazione Gladio era un'organizzazione paramilitare, frutto di una intesa tra la CIA ed i servizi segreti italiani,[2] nell'ambito dell'operazione Gladio, organizzata per contrastare una possibile invasione nell'Europa occidentale da parte dell'Unione Sovietica e dei Paesi aderenti al Patto di Varsavia, ma in particolare della non-allineata Jugoslavia titina, attraverso atti di sabotaggio, guerra psicologica e guerriglia dietro le linee nemiche, con la collaborazione dei servizi segreti e di altre strutture.

In concreto il principale pericolo per il blocco occidentale e per l'Italia era rappresentato non tanto dall'Unione Sovietica e dai Paesi aderenti al Patto di Varsavia, bensì dalla Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia (socialista ma non-allineata all'URSS) comandata dal maresciallo Josip Broz Tito, che sin dal 1943 mirava concretamente all'espansione del proprio dominio invadendo il confine orientale italiano, con l'obiettivo di annettere l'intera Venezia Giulia, e segnatamente Trieste.

Malgrado in Italia Gladio sia propriamente utilizzato in riferimento solo alla Stay-behind italiana (o, secondo alcuni, la principale e più duratura tra diverse stay-behind che operarono in Italia), il termine è stato applicato dalla stampa anche ad altre operazioni dello stesso tipo, in quanto parte dell'operazione Gladio. Durante la guerra fredda, quasi tutti gli Stati dell'Europa occidentale organizzarono reti analoghe.

L'esistenza di Gladio fu riconosciuta il 24 ottobre 1990 dal Presidente del Consiglio Giulio Andreotti, che parlò di una «struttura di informazione, risposta e salvaguardia».[3] Francesco Cossiga, che ebbe, durante il periodo in cui era sottosegretario alla difesa, la delega alla sovrintendenza di Gladio, e che spesso è stato indicato come uno dei suoi fondatori, nel 2008 affermò che «i padri di Gladio sono stati Aldo Moro, Paolo Emilio Taviani, Gaetano Martino e i generali Musco e De Lorenzo, capi del SIFAR. Io ero un piccolo amministratore». Affermò altresì che «gli uomini di Gladio erano ex partigiani. Era vietato arruolare monarchici, fascisti od anche solo parenti di fascisti: un ufficiale di complemento fu cacciato dopo il suo matrimonio con la figlia di un dirigente MSI. Quasi tutti erano azionisti, socialisti, lamalfiani»[4].

  1. ^ Indro Montanelli, Avrei dato con entusiasmo l'adesione al Gladio, in Corriere della Sera, 7 giugno 1997. URL consultato il 23 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 23 giugno 2015).
  2. ^ Stefania Limiti, L'ombrello della Nato, in Doppio livello, Chiarelettere, 2013.
  3. ^ (EN) Daniele Ganser, Terrorism in Western Europe: An Approach to NATO's Secret Stay-Behind Armies (PDF), su php.isn.ethz.ch, ETH Zurich. URL consultato il 15 dicembre 2005.
  4. ^ Aldo Cazzullo, Cossiga compie 80 anni: Moro? Sapevo di averlo condannato a morte, in Corriere della Sera, 8 luglio 2008. URL consultato il 29 luglio 2012 (archiviato dall'url originale il 14 agosto 2021).

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