Pensiero debole

Il pensiero debole è un concetto introdotto in filosofia dai filosofi italiani Gianni Vattimo e Pier Aldo Rovatti,[1] fra i massimi esponenti del postmodernismo europeo, per descrivere un importante mutamento etico nel modo di concepire la filosofia, avvenuto a partire dalla metà del XX secolo. Questo mutamento, introdotto secondo Vattimo e Rovatti dall'opera di pensatori come Friedrich Nietzsche e Martin Heidegger, è caratterizzato dal cadere di numerosi presupposti fondanti della filosofia classica e della tradizione filosofica occidentale. Mentre Vattimo si iscrive chiaramente nella tradizione dell'ermeneutica moderna, occupandosi dell'indebolimento del concetto di Essere, Rovatti è piuttosto fedele al pensiero fenomenologico tramandatogli dal suo maestro Enzo Paci e si dedica all'indebolimento delle certezze soggettive.

L'espressione «pensiero debole» viene coniata nel più ampio contesto generale del relativismo e si contrappone al poco usato termine di «pensiero forte», quest'ultimo più vicino alla concezione di assoluto e di tradizionalismo.

  1. ^ Concezione condivisa anche dal pensiero di Umberto Eco

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