Pierre-Joseph Proudhon

«Bisogna collaborare con ogni mezzo per scoprire le leggi della società, i modi in cui si realizzano queste leggi e i processi tramite cui siamo capaci di scoprirle; ma, per il buon Dio!, quando avremo demolito tutti i dogmi aprioristici, non pensiamo di indottrinare a nostra volta il popolo»

Pierre-Joseph Proudhon

Deputato della Seconda Repubblica Francese
Durata mandato4 giugno 1848 –
26 maggio 1849[1][2]
CircoscrizioneSeine

Dati generali
Partito politicoGauche (Sinistra)[2]
Professioneoperaio tipografo, giornalista, capufficio, imprenditore cooperativo
FirmaFirma di Pierre-Joseph Proudhon

Pierre-Joseph Proudhon (Besançon, 15 gennaio 1809Passy, Parigi, 19 gennaio 1865) è stato un filosofo, economista, sociologo, saggista, federalista, socialista libertario e politico francese. Emergendo come una delle figure chiave dell'anarchismo, Proudhon fu il primo a riscattare e attribuire un significato positivo ai termini "anarchia" e "anarchico", che fino ad allora venivano usati esclusivamente in un contesto dispregiativo, associati agli aspetti di anomia ed entropia, persino dai suoi contemporanei e dai pensatori che lo precedettero, come William Godwin, considerato spesso un teorico e precursore dell'anarchismo.

Ebbe inoltre il merito di aver ispirato il celebre simbolo della A cerchiata, il cui significato risiede nella sua stessa massima "l'Anarchia è l'ordine senza il potere"[3][4], oltre ad aver coniato il motto "La proprietà è una rapina" (La propriété, c'est le vol!) contenuto nella suo primo saggio politico, Che cos'è la proprietà? O, un'indagine sul principio del diritto e del governo (1840; Qu'est-ce que la propriété? Recherche sur le principe du droit et du gouvernement).

In un primo momento, Proudhon promosse il "possesso" (un diritto esclusivo legato all'utilizzo perpetuo del bene economico che non produce rendita) in alternativa alla proprietà secondo la definizione del diritto romano[5] (il diritto di usare e abusare del proprio nei limiti della legge), ma successivamente, in risposta alle critiche di Max Stirner e Karl Marx, rielaborò il concetto di possesso come "proprietà limitata" nella sua opera successiva: la Théorie de la propriété (1866).[6][7] Secondo Proudhon, nel capitalismo i lavoratori erano privati di quello che lui definiva un "surplus". Partendo da principi di diritto naturale, sosteneva che i lavoratori dipendenti dovessero avere un diritto di proprietà sul prodotto[8]:

«Chi lavora diventa proprietario - questa è una deduzione inevitabile dai principi riconosciuti dell'economia politica e dalla giurisprudenza. E quando dico proprietario, non intendo semplicemente (come fanno i nostri economisti ipocriti) proprietario della sua indennità, del suo stipendio, del suo salario, - io intendo proprietario del valore che crea e da cui solo il padrone trae profitto. Questa è la mia proposizione: il lavoratore conserva, anche dopo aver ricevuto il suo salario, un diritto naturale di proprietà sulla cosa che ha prodotto. [...] Il prezzo non è sufficiente: il lavoro degli operai ha creato un valore; ora questo valore è di loro proprietà. Ma essi non l'hanno né venduto né scambiato; e tu, capitalista, non l'hai guadagnato. Che tu abbia un diritto parziale sull'intero, in cambio dei materiali che hai fornito e delle provviste che hai fornito, è perfettamente giusto. Se hai contribuito alla produzione, è giusto che partecipi al godimento.»

Questa nozione è comunemente interpretata come un riferimento alla teoria del lavoro di acquisto della proprietà.[9] In tale senso, Proudhon accoglieva la proprietà acquisita tramite la specificazione (la proprietà che, per lui, rappresenta la libertàla propriété, c’est la liberté!), mentre respingeva la proprietà terriera ottenuta attraverso l'occupazione[10] (la proprietà come diritto del primo occupante, che considerava essere illegittima e una "rapina" — la propriété, c'est le vol!)[11] perché, a suo avviso, la proprietà terriera – senza le norme di usufrutto mutualistico – si traduce in una rendita che Proudhon, per analogia, definisce una rapina nei confronti della forza-lavoro agricola; ne consegue che, l'unica proprietà legittimata da Proudhon, è quella legata al lavoro personale o all'uso attivo di fattori produttivi come la terra e il capitale.[12] Egli respinge anche la proprietà acquisita tramite guadagni derivanti da tassi di interessi, contratti di locazione o attività che coinvolgono il lavoro salariato (cioè, dove esiste il rapporto prestatore-datore di lavoro).[13] Nella Philosophie de la misére e nella Théorie de la propriéte sostenne che non è il diritto di proprietà in sé a generare ingiustizia, bensì i modi in cui essa viene acquisita.[14]

Dopo la caduta di Luigi Filippo di Francia, venne eletto nell'Assemblea nazionale durante il breve periodo della Seconda Repubblica francese, sorta a seguito dei moti del 1848, nel quale teorizzò il sistema economico noto come mutualismo.[15] Il mutualismo, come concepito da Proudhon, include federazioni agricolo-industriali che adottano "contratti di federazione" ispirati alla teoria del contratto sociale di J.-J. Rousseau. Questi contratti sono accettati individualmente dagli associati, in opposizione a quello che l'autore descrive come il "principio della sovranità illimitata" degli Stati nazionali. Inoltre, un sistema bancario non profit garantirebbe credito a tasso zero a lavoratori e associazioni per l'avvio delle loro attività, le quali funzionerebbero indipendentemente dal controllo centralizzato di uno Stato.[14][16]

Con l'intensificazione dei suoi legami con i circoli socialisti di Parigi, entrò in contatto con altre figure di spicco del movimento, tra cui Karl Marx, Louis Blanc e Michal Bakunin, quest'ultimo divenuto in seguito suo seguace.[14] La pubblicazione di Che cos'è la proprietà? attirò l'attenzione delle autorità francesi dell'epoca e anche quella di Marx, che iniziò una corrispondenza con l'autore. I due si influenzarono reciprocamente e si incontrarono a Parigi mentre Marx era in esilio. La loro amicizia terminò quando Marx rispose al Sistema delle contraddizioni economiche, o Filosofia della miseria (1846; Système des contradictions économiques ou Philosophie de la misère) di Proudhon con il provocatorio titolo Miseria della filosofia. Risposta alla "Filosofia della miseria" di Proudhon (1847; Misère de la philosophie. Réponse à la "Philosophie de la Misère" de Proudhon). Questa disputa divenne una delle cause della scissione tra l'ala anarchica e quella marxista dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori. Alcuni, come Edmund Wilson, hanno sostenuto che l'attacco di Marx a Proudhon fosse motivato dalla difesa, da parte di quest'ultimo, di Karl Grün, che Marx disprezzava, ma che stava preparando le traduzioni dell'opera di Proudhon.[17]

Proudhon fu arrestato nel 1849 a causa delle sue opinioni espresse contro il Presidente Louis-Napoléon Bonaparte, che in seguito divenne l'Imperatore Napoleone III, e rilasciato nel 1852.[14] Dopo un tentativo di riavvicinamento con Napoleone III, pubblicò un nuova opera, intitolata De la justice dans la révolution et dans l'Église, che gli valse una nuova condanna. Tornò a Parigi dopo che gli fu condonata la pena e vi morì nel 1865.[14] Dopo la morte del suo discepolo Michail Bakunin, il "socialismo libertario" di Proudhon si è frammentato in diverse correnti: anarchismo individualista, anarchismo collettivista, anarchismo comunista e anarchismo sindacalista, avendo tra i suoi esponenti di spicco figure come Carlo Cafiero, Joseph Déjacque, Kropotkin e Benjamin Tucker. La sua opposizione al comunismo, che considerava essere una forma di governo oppressivo e centralizzata, lo portò a divenire in Francia una figura spesso citata dalle correnti che si opponevano al marxismo, come il federalismo, il sindacalismo di ispirazione soreliana e gli eredi del mutualismo.[14]

  1. ^ Samuel Hayat, Quand la République était révolutionnaire : citoyenneté et représentation en 1848, Paris, Seuil, 2014, p. 405, p. 339. (ISBN 978-2-02-113639-5)
  2. ^ a b http://www.assemblee-nationale.fr/sycomore/fiche.asp?num_dept=9618
  3. ^

    «"Sei un repubblicano?"
    "Repubblicano [...] sì. Ma non significa nulla. Res publica, la cosa pubblica. Chiunque si interessi alla cosa pubblica può definirsi repubblicano. Anche i re sono repubblicani."
    "Bene! Quindi sei un democratico?"
    "No."
    "Cosa? Forse un monarchico?"
    "No."
    "Costituzionalista?"
    "Dio non voglia!"
    "Vorresti una forma di governo mista?"
    "Meno che mai..."
    "E allora cosa sei?"
    "Un anarchico..."
    "Ah, [...] capisco. Sei ironico."
    "Assolutamente no. Ti sto dando la mia seria e ponderata professione di fede. Sebbene un fervente sostenitore dell'ordine, io sono - nel più forte significato del termine - un anarchico."»

  4. ^ La citazione di Proudhon è stata presumibilmente inserita nelle edizioni successive al 1849 delle Les Confessions d'un révolutionnaire pour servir à l'histoire de la Révolution de Février, ampliate dallo stesso autore.[senza fonte]
  5. ^ What is Property? Proudhon 1840, su www.marxists.org. URL consultato il 10 maggio 2024.
    «The Roman law defined property as the right to use and abuse one’s own within the limits of the law — jus utendi et abutendi re suâ, guatenus juris ratio patitur.»
  6. ^ Pierre-Joseph Proudhon, Critica della proprietà e dello Stato (PDF), a cura di Giampietro N. Berti, 4ª ed., Elèuthera, 2019 [1866], pp. 45-47.
  7. ^ (EN) Pierre-Joseph Proudhon, The Theory of Property (PDF), collana New Proudhon Library, traduzione di Shawn P. Wilbur, vol. 27.1, Corvus Editions, 2014, p. 46.
  8. ^ (EN) Pierre-Joseph Proudhon, IV (PDF), in What is property?, collana WORKS OF P J. PROUDHON., traduzione di Benjamin R. Tucker, I, PRINCETON, MASS., BENJ. R. TUCKER, 1876 [1840], p. 112; 181.
    «This is my proposition : The laborer retains, even after he has received his wages, a natural right of property in the thing which he has produced. [...] The price is not sufficient: the labor of the workers has created a value ; now this value is their property. But they have neither sold nor exchanged i t ; and you, capitalist, you have not earned it. That you should have a partial right to the whole, in return for the materials that you have furnished and the provisions that you have supplied, is perfectly just. You contributed to the production, you ought to share in the enjoyment.»
  9. ^ (EN) Proudhon and the labour theory of property, su The Anarchist Library. URL consultato il 10 maggio 2024.
  10. ^ (EN) Pierre-Joseph Proudhon, Chapter II. Property considered as a Natural Right. — Occupation and Civil Law as Efficient Bases of Property. Definitions. (PDF), in What is property?, collana WORKS OF P J. PROUDHON., traduzione di Benjamin R. Tucker, I, PRINCETON, MASS., BENJ. R. TUCKER, 1876 [1840], pp. 54-70.
  11. ^ (EN) Shawn P. Wilbur, Fragments of Proudhon on Property and Liberty, su The Libertarian Labyrinth, 12 marzo 2007. URL consultato il 10 maggio 2024.
  12. ^ (EN) Pierre-Joseph Proudhon, III. Labor as the Efficient Cause of the Domain of Property, in What is property?, collana Works of P. J. Proudhon, traduzione di Benjamin R. Tucker, vol. 1, Princeton, 1876 [1840], pp. 113-121.
  13. ^ (EN) Heinz Duthel, Political Philosophy Pierre Joseph Proudhon, Neo Books, maggio 2018, ISBN 9783742740007.
    «Proudhon believed that the common conception of property conflated two distinct components which, once identified, demonstrated the difference between property used to further tyranny and property used to protect liberty. He argued that the result of an individual's labor which is currently occupied or used is a legitimate form of property. Thus, he opposed unused land being regarded as property, believing that land can only be rightfully possessed by use or occupation (which he called"possession"). As an extension of his belief that legitimate property (possession) was the result of labour and occupation, he argued against such institutions as interest on loans and rent.»
  14. ^ a b c d e f Proudhon, Pierre-Joseph - Treccani, su treccani.it. URL consultato l'11 maggio 2024.
  15. ^ (EN) Pierre-Joseph Proudhon, System of Economical Contradictions: or, The Philosophy of Poverty, traduzione di Benjamin R. Tucker, I, BOSTON, MASS., BENJ. R. TUCKER, 1888 [1847]. URL consultato il 15 ottobre 2021 (archiviato dall'url originale il 15 ottobre 2021).
  16. ^ Pierre-Joseph Proudhon, VIII (PDF), in Del principio federativo, traduzione di Paolo Bonacchi, 1863, pp. 8-22; 135; 107-108.
  17. ^ (EN) John Leonard, Books of The Times, in The New York Times, 27 settembre 1979. URL consultato l'11 maggio 2024.

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