Porrajmos

(DE)

«Wir Roma und Sinti sind die Blumen dieser Erde.
Man kann uns zertreten,
man kann uns aus der Erde reißen, man kann uns vergasen,
man kann uns verbrennen,
man kann uns erschlagen –
aber wie die Blumen kommen wir immer wieder...»

(IT)

«Noi Rom e Sinti siamo come i fiori di questa terra.
Ci possono calpestare,
ci possono eradicare, gassare,
ci possono bruciare,
ci possono ammazzare -
ma come i fiori noi torniamo comunque sempre...»

Porajmos o Porrajmos (pronuncia italiana: poràimos; in romaní: [pʰoɽai̯ˈmos]; traducibile come "grande divoramento" o "devastazione") è il termine con cui da diversi decenni viene indicato lo sterminio delle popolazioni romaní (Rom, Sinti, Manush, Kalé e altre con diverse autodenominazioni) perpetrato da parte della Germania nazista e dai paesi dell'Asse durante la seconda guerra mondiale. Si stima che tale eccidio provocò la morte di 500 000 di essi[2].

Il termine, diffuso inizialmente da Ian Hancock, uno dei massimi studiosi del genocidio, oggi viene anche messo in discussione dalle stesse comunità romanì, perché da molti considerato inadeguato. Viene sempre più utilizzato il termine Samudaripen (Samudaripen = sa+mudaripen = tutti+uccisione = uccisione di tutti = sterminio, genocidio[3]) ritenuto più appropriato.

Asperg, 22 aprile 1940: gruppo di zingari rastrellato per essere deportato
Marcello Pezzetti su Porrajmos
  1. ^ (DE) Verein Roma Oberwart, su verein-roma.at.
  2. ^ 500.000 vittime è secondo la maggioranza degli storici un numero attendibile nonostante la documentazione sugli eccidi ne riporti non più della metà - Giannini 2011, p. 68
  3. ^ Giorgio Bezzecchiin, Porrajmos:In Memoriam, conferenza al Memoriale della Shoah, 26 gennaio 2020, diversamente dalla traduzione in "tutti morti" indicata in Giorno della memoria: Porrajmos ma Samudaripen di Moni Ovadia e di Marco Rovelli.

© MMXXIII Rich X Search. We shall prevail. All rights reserved. Rich X Search