Prete Gianni

Prete Gianni sul trono in una mappa dell'Africa Orientale, tratto da un atlante del 1558.

Prete Gianni (in latino Presbyter Iohannes) è un leggendario sovrano cristiano orientale la cui origine risale alla tradizione medievale[1] tanto che, secondo i poemi del ciclo bretone, il santo Graal sarebbe stato trasportato proprio nel suo regno[senza fonte]. Fu Wolfram von Eschenbach che, all'inizio del XIII secolo, mise in relazione la storia del Prete Gianni con la leggenda del santo Graal nel suo poema Parzival, in cui il Prete è il figlio della fanciulla del Graal e del cavaliere saraceno Feirefiz, fratellastro di Parzival.[2]

La figura di questo personaggio divenne popolare nelle cronache e nella tradizione europea dal XII al XVII secolo. Si diceva che governasse su una nazione cristiana nestoriana. Ispirò vari racconti di origine medievale; si fecero varie ipotesi su quale potesse essere il suo regno, dall'India fino all'Etiopia.

L'origine del mito risale a una lettera in latino della fine del XII secolo con la quale un misterioso personaggio, Prete Gianni, sedicente re e sacerdote di una terra orientale, descrive il proprio regno dall'enorme estensione, popolato da strani esseri come da tradizione dell’immaginario medievale sull'Oriente. Questa lettera ha interessato per secoli storici, cronisti, scrittori e viaggiatori tanto che furono numerose le traduzioni o le rielaborazioni del testo originale; il mito è rimasto tale nei secoli e anche in epoca contemporanea ha interessato scrittori e storici[3][4], tra cui Umberto Eco nel romanzo Baudolino.

Furono avanzate varie ipotesi, ma l'origine del nome e l'identità rimangono inspiegati. Per Jacques de Vitry si trattava dello stesso Gengis Khan, per Vincenzo di Beauvais di un imperatore indiano; negli Annales sancti Rudberti Salirburgensis è identificato in Abaka, secondo re mongolo di Persia; per Odorico da Pordenone fu un principe cinese, mentre per Marco Polo e Alberico delle Tre Fontane un sovrano keraita (popolazione mongola convertita al cristianesimo nestoriano)[5].

Anche l'ubicazione del reame rimane sconosciuta: "Man mano che i viaggiatori europei si allontanavano dall'Occidente, il Prete Gianni recedeva verso lontananze sempre più mitiche: dagli Urali alla Persia e all'India, dalla Mongolia alla Cina, all'Indocina e alla Manciuria. Ciò che restava fissa era la strabiliante ricchezza del Prete e la sua volontà di accostarsi alla dottrina di Roma. (...) Poi quando l'Asia sembrò non offrire nuovi appigli alle speranze di trovarvi un valido alleato (...) fu la volta dell'Africa: l'Egitto prima, la Nubia infine l'Etiopia».[6]

Venne romanzato sia nel Guerin meschino, sia nell'Orlando furioso, dove Ludovico Ariosto lo immagina quale re d'Etiopia, di nome Senapo, che Astolfo libera da una maledizione divina che lo costringeva a soffrire la fame. Il personaggio è presente anche nella Gerusalemme liberata di Torquato Tasso: come già nel Furioso egli regna in Etiopia e si chiama Senapo; è inoltre padre della donna guerriera Clorinda. Compare inoltre, anche nel prologo di Don Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes, quando il suo amico immaginario gli consiglia come scrivere il prologo stesso, smontando tutti gli stereotipi del romanzo cavalleresco.

  1. ^ PRETE GIANNI in "Enciclopedia Italiana", su treccani.it. URL consultato il 12 novembre 2019 (archiviato dall'url originale il 31 agosto 2019).
  2. ^ Wolfram von Eschenbach, Parzival, traduzione di A. T. Hatto, New York, Penguin, 1980, p. 408, ISBN 0-14-044361-4.
  3. ^ Carocci editore - La lettera del prete Gianni, su carocci.it. URL consultato il 12 novembre 2019.
  4. ^ Umberto Eco: "Storia delle terre e dei luoghi leggendari", Bompiani, 2016, pp 104-109)
  5. ^ Il milione, Istituto Geografico deAgostini, 1955, pg. 428
  6. ^ Il milione, Ettore Camesasca, Milano 1977, nota

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