Pretore (storia romana)

Organi costituzionali romani



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Massime cariche per epoca

Il pretore, in latino praetor, era un magistrato romano dotato di imperium e iurisdictio. Il suo mandato era di un anno e faceva parte di un collegio di 8 funzionari. L'attività del Praetor si concretizzava nella concessione dell'actio, cioè lo strumento con cui si permetteva ad un cittadino romano che chiedeva tutela, nel caso in cui non ci fosse una lex (legge) che prevedesse la tutela, di agire in giudizio, e portare quindi la situazione dinanzi al magistrato.

"Pretori" (in lat. praetores, plurale di praetor), secondo Cicerone e Tito Livio, erano detti i consoli nella prima fase repubblicana. Tale titolo li avrebbe designati come capi dell'esercito;[1] egli riteneva che il termine contenesse le stesse componenti elementari del verbo prae-ire (andare avanti a tutti, precedere, guidare).[2] In effetti il periodo e l'incarico di comando dei consoli poteva essere detto pretorio e già in un frammento di una legge delle XII tavole riportato da Aulo Gellio si fa menzione del pretore come del massimo magistrato cittadino.[3] Così anche Tito Livio, che testimonia di un'antica legge in cui si parlava di un alto magistrato detto praetor maximus.[4]

Pretore era anche il titolo di una carica presso altre comunità di Latini oltre ai Romani, ed è anche il nome che Livio dava allo stratego degli Achei.

  1. ^ Nei primi anni della Repubblica il nome di pretore si dava genericamente a tutti i magistrati che praeibant populo (con populus intendendosi la fanteria): Cic. De leg.: «Regio imperio duo sunto, iique a praeeundo iudicando consulendo praetores iudices consules appellamino».
  2. ^ Così anche Varrone. Cfr: Varr. De ling. lat. V, 14: «Praetor dictus qui praeiret iure et exercitu».
  3. ^ Noctes atticae, XX, I, 42.
  4. ^ Ab Urb. cond. l., VII, 3, 5-8.

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